Cronache

Jogging, perizia e telecamere: "Così ha agito Martina Patti"

Le novità sull'omicidio di Elena Del Pozzo: il legale ha chiesto la perizia per la madre Martina Patti, che il cappellano descrive come addolorata

Jogging, perizia e telecamere: "Così ha agito Martina Patti"

A che punto sono le indagini sull’omicidio di Elena Del Pozzo? Gli inquirenti sono al lavoro per stabilire la presunta premeditazione del delitto, e intanto la difesa di Martina Patti lavora su una perizia psichiatrica di parte. Ci sono discordanze nel modo in cui la giovane madre omicida viene descritta, da quando il 13 giugno ha ucciso la figlioletta di 5 anni a Mascalucia: anche per questo si cerca di scoprire il movente, sebbene spesso si sia citato la sindrome di Medea.

I frammenti che inchiodano Martina Patti

Quarto Grado ha mostrato delle immagini inedite che potrebbero inchiodare Martina alle sue responsabilità, immagini che lascerebbero presupporre una premeditazione dell’omicidio di Elena.

Poco prima delle 9, Martina viene inquadrata dalle telecamere di sorveglianza mentre rientra in casa in auto. Dopo pochi minuti, alle 9.04 la giovane esce di nuovo con l’automobile, posizionando il cofano rivolto verso il campo in cui venne ritrovata la bimba semisepolta: gli inquirenti credono che sia quello il momento in cui Martina ha portato nel campo gli attrezzi per scavare la buca.

Tra le 9.14 e poco prima delle 10, Martina viene nuovamente ripresa, all’andata e al ritorno dal campo in tenuta da jogging. È allora che ha scavato la buca? Starà agli inquirenti, che le hanno attribuito una “determinazione criminosa”, stabilire quindi la dinamica.

La perizia psichiatrica

Intanto l’avvocato Gabriele Celesti ha nominato un consulente, così come ha fatto la procura: il fine è comprendere se questo delitto abbia una natura psichiatrica e se questa condizione possa sfumare nel tempo: il legale ha infatti chiesto l’incidente probatorio per cristallizzare la situazione di Martina, tanto più che il processo non inizierà prima di alcuni mesi. La perizia potrebbe stabilire anche se la donna deve restare in carcere o andare in Rems.

Il coetaneo che aveva da poco intrapreso una timida relazione con Martina - pare si siano visti 5-6 volte in circa un mese e mezzo, e in compagnia di altri - ha fatto sapere di non voler rilasciare interviste e di essersi messo a disposizione degli inquirenti per dare una mano.

Continua a parlare e a fornire la sua versione, stavolta a Quarto Grado la nonna paterna di Elena, Rosaria Testa, madre di Alessandro Del Pozzo, che descrive la nuora come “bugiarda”, “lucida” e “cattiva” e a negare il presunto movente della gelosia: “‘Sta cosa della gelosia non regge, perché lei stessa non voleva mio figlio. Noi ci aspettavamo una guerra legale adesso, che iniziava con lei che ci toglieva la bambina”. Testa ha aggiunto che il figlio aveva lasciato la casa che condivideva con Martina lo scorso aprile, perché la trovava “apatica”.

Le parole del cappellano

Cozzano profondamente con il giudizio della famiglia paterna della piccola Elena le considerazioni di don Antonio Giacona, cappellano del carcere di Catania. Il religioso ha incontrato Martina.

Ho trovato una persona che comincia a rendersi conto di tutto ciò che è accaduto - ha raccontato il sacerdote alla trasmissione di Gianluigi Nuzzi - e sente dolore per questo. Mi ha detto che stava pregando, sia la mattina sia la sera. E mi chiedeva di pregare. C’è stato un momento di conversazione, di confessione sacramentale per il suo bisogno o il desiderio di essere perdonata. Non potrei definire Martina una persona impassibile. Nessuna aridità, al contrario i suoi sentimenti sono lì presenti. Certo, si esprimono, non si esprimono. Ci sarà bisogno di tempo perché tutto venga meglio alla coscienza”.

L’uomo di Chiesa ha aggiunto che Martina trascorre le giornate leggendo, parlando con le altre detenute, che si sta ambientando, e che quando pregano insieme lo fanno per tutta la famiglia.

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