Cronache

La provocazione del dj Klaus Davi

Ancora una polemica per un video pubblicitario di Klaus Davi, che fa ballare i boss nel video lancio del suo nuovo libro di denuncia

La provocazione del dj Klaus Davi

Klaus Davi, il massmediologo delle polemiche che è tornato al centro delle cronache per il nuovo spot sul suo libro in uscita nei prossimi giorni. Nel promo, realizzato in collaborazione con il giovane film-maker Giacomo Arrigoni, Klaus Davi è un dj che fa ballare i giovani esponenti della ndrangheta calabrese e delle organizzazioni criminali del Paese. Il video, finora disponibile solo sui canali web, nelle prossime settimane dovrebbe essere rilasciato anche per la trasmissione televisiva.

La scelta di Klaus Davi è stata molto forte, il suo obiettivo era quello di colpire l'opinione pubblica con immagini forti di denuncia. Ed ecco l'idea del massmediologo. Vincenzino Zappia, sicario della mala calabrese, Walter Schiavione, figlio di Sandokan e importante esponente della camorra napoletana, Settimio Mineo, considerato l'erede di Totò Riina. Franco Benestare, Francesco Pesce, Leonardo Greco, Giovanni Tegano e tanti altri sono i protagonisti della clip di Klaus Davi, realizzata con tecnologia digitale. Ballano, si dimenano, ancheggiano e si muovono al ritmo della dance e della techno music suonata da Klaus Davi in qualità di Dj.

Un'immagine totalmente inedita per questi personaggi, realizzata utilizzando i frame delle riprese effettuate all'esterno dei tribunali italiani, rileggendo in chiave satirica quello che è un vero e proprio rito, ossia l'uscita dei mammasantissima dalle questure una volta confermato il fermo, prima di essere trasferiti nelle case penitenziarie. Per loro, in quei momenti, non mancano mai gli applausi e i cori di incitamento da parte delle famiglie e degli altri affiliati.

Il video nasce dall'esigenza di Klaus Davi di pubblicizzare il suo ultimo libro intitolato "I killer della 'ndrangheta". Un volume incentrato su dieci personaggi di spicco della criminalità organizzata italiana, a partire dalle testimonianze di chi ha vissuto la malavita da vicino, persone che si sono macchiate di efferati omicidi e che aprono uno squarcio sulla vita delle famiglie. "So che il mio è un messaggio molto forte e diverse persone non gradiranno, ma ormai la mia convinzione è netta. Dobbiamo smetterla di celebrare queste persone, e questo vale anche per lo Stato. Credo più in Andy Warhol che nella spesso vuota e autoreferenziale retorica dei certa antimafia", ha spiegato l'autore del volume.

Il video è audace e spregiudicato e ha già scatenato polemiche accese e discussioni sull'opportunità di certi messaggi.

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