Coronavirus

La quarantena degli immigrati: pagano pure gli sciamani anti-virus

Nei centri di accoglienza bergamaschi turni raddoppiati e aperture di 24 ore. Pochissimi i contagi: "Mi fa riflettere come nessuno di loro si sia ammalato". E per aiutare il parroco a guarire, i ragazzi chiedono a uno sciamano

La quarantena degli immigrati: pagano pure gli sciamani anti-virus

Per fronteggiare l'emergenza causata dal nuovo coronavirus, i centri di accoglienza per migranti del Bergamasco rimangono aperti 24 ore su 24, con turni raddoppiati per prendersi cura di più persone possibili.

"Abbiamo retto bene, anche se nell’ultima settimana qualche tensione c’è stata — ha spiegato al Corriere della Sera, don Roberto Trussardi, direttore della Caritas che recupera beni di prima neccessità per il Galgario, centro di accoglienza bergamasco—Non è facile tenere queste persone in un luogo chiuso tutto il giorno". I volontati del Galgario forniscono i pasti ai migranti rimasti sulla strada nonostante il lockdown. Ma non si tratta solo di cibo e beni di prima necessità: "Ci siamo resi conto che fumavano i mozziconi raccolti per strada- spiega don Roberto- allora abbiamo deciso di destinare una piccola somma al pacchetto del weekend".

La quarantena dei migranti prosegue anche al Patronato San Vicenzo di Bergamo che, secondo quanto riporta Corriere, ospita 250 persone, provenienti da diversi Paesi. Dal 2012, a coordinarlo c'è Antonio Semperboni, che al quotidiano ha raccontato del contagio e della successiva guarigione del parroco, don Davide Rota. Quando stava male "i ragazzi hanno organizzato una colletta per uno sciamano che lo aiutasse a guarire dall'Africa. Quando don Davide è stato dimesso dall' ospedale i promotori mi hanno mandato un messaggio per dire che il merito era stato della guida spirituale". Dopo la guarigione di don Davide è stata organizzata una raccolta fondi per l'ospedale di Bergamo. Al Patronato San Vincenzo il 70% degli ospiti ha un titolo, mentre il 30% è in attesa, nella speranza di ottenerlo: "Dopo i due anni canonici dell'accoglienza, nelle strutture pagate dallo Stato si presuppone che i migranti abbiano conseguito una maturità che consenta loro di trovare il lavoro, la casa e di farsi una famiglia- spiega Semperboni- Però non è quasi mai così. Ci sono ostacoli burocratici e culturali. Servirebbe formazione, formazione e ancora formazione".

Adesso don Davide Rota è guarito ed è ritornato tra i migranti del centro di accoglienza: "Li riteniamo incapaci di gestire se stessi, eppure sono qui fermi da un mese e mezzo e non hanno creato un problema, né occupato un posto in ospedale- ha detto don Rota al Corriere- Mi fa riflettere come nessuno di loro si sia ammalato. Questa epidemia sembra colpire solo i Paesi più ricchi, l'Europa, l'America e la Lombardia in Italia. Mi chiedo perché Bergamo in questo modo. Ha buttato all' aria tanti luoghi comuni.

Ha mischiato tutto".

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