La fiamma ossidrica e l'incendio, ladri a casa di Gianni Rivera: cosa cercavano

La fiamma ossidrica utilizzata per il furto in casa Rivera ha provocato un incendio, costringendo i ladri a fuggire. Arrestati dalla polizia, i due albanesi avevano con sé trofei, cimeli e denaro contante

La fiamma ossidrica e l'incendio, ladri a casa di Gianni Rivera: cosa cercavano

Un incendio provocato dalla loro fiamma ossidrica ha costretto i ladri a scappare. Proprio mentre stavano saccheggiando la casa di Gianni Rivera, l'ex bomber del Milan. La loro fuga, con tanto di refurtiva, è stata però bloccata dalla polizia. Il rocambolesco epilogo del furto avvenuto sabato scorso a Roma ha portato all'arresto di due albanesi, classe '88 e '92, già processati per direttissima. Nella notte, i malviventi si erano introdotti nella casa dell'ex calciatore, in via dei Coronari, e avevano sottratto oggetti di valori, cimeli, denaro.

Qualcosa però è andato storto proprio mentre stavano tentando di scardinare un armadio blindato a sei ante custodito in cantina. Durante l'apertura della cassaforte, infatti, la fiamma ossidrica utilizzata ha innescato un incendio che ha spinto i ladri a desistere. Così, se la sono data a gambe portando con sé quanto avevano sottratto sino a quel momento. Due di loro sono stati fermati poco più tardi da una volante del commissariato Trevi, mentre un terzo è riuscito a sfuggire. Nel frattempo, i vigili del fuoco erano intervenuti nella abitazione di Rivera per sedare le fiamme.

Sorpresi dai poliziotti accanto a una Panda, i due albanesi hanno estratto una maglia di Ibrahimovic dicendo di averla trovata per terra. La perquisizione operata dagli agenti, che nel frattempo avevano ricevuto comunicazione del furto in casa Rivera, ha però consentito la scoperta del bottino nascosto in quell'auto. Oltre alla maglia originale del calciatore svedese, i ladri avevano con sé - nascosti in una sacca - il trofeo Golden crown, una targa Milan club, un'altra targa della Lega nazionale dilettanti e 6.345 euro in contanti. Un testimone, che ha contribuito alla ricostruzione dell'accaduto, ha raccontato di aver visto dalla sua finestra due uomini in strada e un terzo che li raggiungeva con un grande borsone.

I due fermati hanno sostenuto di aver avuto in consegna quella sacca, dicendosi ignari di quello che contenesse. Ma la versione non ha convinto il pm, che ha chiesto per loro la custodia cautelare in carcere.

Dopo la convalida dell'arresto in flagranza di reato, il giudice li ha rispediti a casa con l'obbligo di firma, il divieto di allontanarsi da Roma e di uscire da casa dalle 20 alle 8 del mattino. Torneranno in aula a febbraio.

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