"Dobbiamo intervenire prima che sia troppo tardi". Ne è convinto Mario Balzanelli, presidente della Società italiana sistema 118, che spiega la rapida evoluzione del Covid-19, nei pazienti positivi all'infezione. "Da quando una persona comincia a respirare male fino all'insufficienza acuta grave l' evoluzione è rapidissima. E va da trenta minuti a tre ore", spiega in un'intervista per Quotidiano Nazionale.
Il segnale, avvisano gli esperti, è il senso di affanno. E, per evitare che la situazione precipiti bisognerebbe "anticipare la rivelazione dell'insufficienza respiratoria acuta con il saturimetro". Si tratta di uno strumento che permette di misurare il grado di saturazione di ossigeno e, secondo Balzanelli, dovrebbe essere presente nelle case "di tutti i pazienti sospetti Covid o positivi che stanno in isolamento". E, nell'ottica di anticipare il peggio, il presidente del Sis 118, si chiede: "Perché non iniziamo le terapie agli oligosintomatici, quelli con pochi sintomi, positivi al tampone? Oggi queste persone vengono lasciate a casa a 'svernare'. Quando la situazione precipita, non resta che intubare chi sta male. Ecco il punto chiave". Secondo i medici, il peggioramento arriva in modo rapido e, per questo, Balzanelli sostiene: "Dobbiamo fare i tamponi ai casi sospetti e quindi trattare con gli antivirali tutti quelli che si dimostrano positivi al Covid-19 e che stanno a casa".
Inoltre, oltre a sottoporre i sintomatici al tampone, bisognerebbe mettere i positivi in quarantena in apposite strutture: "Non possono tornare a casa, dove infettano i familiari". Le Asl dovrebbero trovare dei posti adeguati: "Convertano gli ospedali chiusi. Destinino allo scopo i palazzetti dello sport. Possono fare tende da campo. Ma il Covid non doveva e non deve entrare negli ospedali. Perché se entra, ha un indice di contagiosità nosocomiale altissimo, del 41%. Quindi, portarlo dentro è un errore catastrofico". Ma, assicura Balzanelli, la situazione si può ancora sistemare, perché "non abbiamo una situazione che si possa dire avviata rapidamente verso la sua risoluzione".
La Sis 118 è un'organizzazione che raccoglie adesioni soprattutto dal Sud ed è basata su un sistema diverso rispetto a quello lombardo, che si fonda sui volontari: "Noi invece crediamo in un 118 gestito da medici e infermieri che vanno sul campo, trattano sul posto le persone e le portano in ospedale il meno possibile". Ma con l'emergenza coronavirus sono emerse problematiche legate agli interventi del 118: "Mancano i dispositivi di protezione individuale, le uniche mascherine in grado di farci stare tranquilli davvero sono del tipo FFP3. Ma non ci sono per tutti, mi arrivano segnalazioni da tante regioni. Vuol dire che i i nostri mezzi potrebbero fermarsi.
Le persone si rifiutano di andare a morire, perché lo Stato non le protegge". E avverte: "Quando questa storia sarà finita, si faranno i conti del perché ci sono stati tutti questi contagi tra i sanitari".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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