Coronavirus

L'appello dei medici: "Non uscite a Pasquetta o ricoverati il Primo maggio"

I messaggi social dei medici, che da nord a sud, invitano la popolazione a non abbassare la guardia contro il coronavirus, soprattutto nei giorni festivi quando la voglia di uscire è più forte di prima

L'appello dei medici: "Non uscite a Pasquetta o ricoverati il Primo maggio"

A volte l'ironia e il sarcasmo sono le armi affilate di chi cerca di far arrivare un messaggio forte e chiaro a chi pensa che il problema del coronavirus sia lontano e che non ci riguardi. Messaggi che centrano l'obiettivo più di tanti appelli istituzionali, più delle raccomandazioni di addetti ai lavori e ricercatori che cercano di avvisare sulla pericolosità di un virus di cui conosciamo ancora troppo poco per poterlo sconfiggere.

Messaggi che a volte fanno arrabbiare, a volte sorridere ma anche riflettere, perché alla fine è necessario far comprendre che le nostre azioni - direttamente o indirettamente - riguardano tutti. Le nostre scelte di oggi condizionano quelle di domani. Dalla rabbia e dalla frustrazione di non far comprendere fino a fondo agli altri quello che succede nelle corsie degli ospedali, i medici trovano nei social un canale diretto. Di esempi ce ne sono tanti: i tweet del virologo Roberto Burioni oggi sono il metro di distanza per comprendere quello che succede intorno a noi. Ma ci sono post che più di altri arrivano a centrare l'obiettivo: come quello del medico anestesista di Sciacca, nell'agrigentino, che alla fine dell'ennesimo turno di lavoro su Facebook ha scritto un post che nel giro di qualche ora ha fatto 4mila condivisioni. "Pasqua e Pasquetta con chi vuoi. Il Primo Maggio lo fai da noi. Offerta last minute...ultimi 10 posti in Rianimazione Covid disponibili presso il P.O. di Sciacca. Affrettati...Ti aspettiamo".

Un messaggio corredato da tanto di foto: una accanto all'altra per far capire con uno scatto che se oggi torniamo ad incontrarci, domani potremmo essere ricoverati. "Se nonostante i divieti, le imposizioni, i controlli, il buon senso, hai comunque deciso di trascorrere una serena Pasqua e Pasquetta in giro o in compagnia di amici e parenti, non esitare a prenotare, a partire dal 1 maggio, un posto in terapia intensiva - prosegue il post -. L’offerta prevede 15 giorni con sistemazione in camera singola a pressione negativa, intubazione orotracheale, ventilazione meccanica e pronosupinazione incluse nel prezzo. Affrettati. Offerta soggetta a limitazioni e valida fino ad esaurimento posti letto... Uomo avvisato non viene intubato. Cercate di fare i bravi". Più chiaro di così, verrebbe da dire c'è la morte.

A fine marzo, ben altro era stato il tenore di un altro messaggio scritto sui social. Quello postato da un giovane medico salentino che su Facebook aveva scritto un lunghissimo post rivolto direttamente alla classe politica, rea di aver impoverito negli ultimi anni la Sanità pubblica. "Avete impoverito la sanità come fosse un qualcosa di superfluo, di non necessario, rimandando di anno in anno un problema che avreste già dovuto risolvere, pensando prima ai vostri interessi politici ed economici. E ora cosa fate? Pregate in ginocchio i medici specialisti affinché vadano in Lombardia per evitare una catastrofe già in corso". Altro messaggio chiaro con migliaia di condivisioni, commenti e like.

I social sono diventati per gli operatori sanitari uno strumento per raccontare e far riflettere su quello che accade ogni giorno all'interno degli ospedali. Lo ha fatto il medico del policlinico di Monza quando si è ammalato, lo hanno fatto altri medici e infermieri che hanno raccontato sui social quello che hanno visto coi loro occhi in queste difficili settimane. Lo hanno raccontato anche i giornalisti che sono entrati nei reparti Covid per cercare di immortalare la situazione che sta attraversando il nostro Paese.

Poi ci sono le foto che hanno fatto il giro dei social e dei giornali di tutto il mondo per il forte impatto emotivo. Sono i volti di medici e infermieri italiani, immortalati dai fotografi dell'agenzia AP, al termine del turno di lavoro. Roma, Bergamo, Brescia le nuove linee del fronte nei moderni ritratti di medici e infermieri davanti ai teli chirurgici verdi della sala operatoria. Segnati nel volto, trasfigurati dalla pressione delle mascherine e dagli occhiali protettivi; impediti nei movimenti dalle tute e dalle protezioni da cui difendersi dal nemico invisibile. Le loro foto raccontano un'epoca.

Quando tutto sarà finito, quando il coronavirus sarà solo un lontano ricordo: ricordiamoci di questi medici di questa sanità pubblica.

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