"La confusione le contraddizioni non aiutano. Adeso dobbiamo riaprire con tutte le garanzie sanitarie del caso, ma le regole chiare e precise sono poche e non autorizzarci a ripartire il prima possibile è incomprensibile, oltre che un danno sociale ed economico non solo per noi, ma anche per lo Stato". Il “noi” è QC Terme, una delle tante società italiane costretta a fare i conti con il coronavirus e le misure di contenimento che hanno chiuso i propri centri benessere in Italia e quello in Francia (nei prossimi mesi aprirà il primo QC Terme "americano", a New York).
L’impresa leader nel Belpaese nelle gestione di Spa, resort e terme, fondata e guidata dai fratelli Andrea e Saverio Quadrio Curzio, ha affrontato a testa alta – e continua a farlo – questi mesi difficili e diversi causa pandemia di Covid. QC Terme, nel nome del dinamismo, non ha frenato sulla "nuova apertura" negli States e guarda con ottimismo al futuro. Ma c’è un "m", ed è quello rappresentato dall’incertezza che tiene in scacco la riapertura dei centri del wellness. Dal momento che dallo Stato non sono arrivate ancora indicazioni chiare e certe per il settore, lasciato appunto in balia di un’incertezza dannosa sia per i diretti interessati, sia per l’interesse economico dello Stato stesso.
Nelle dieci strutture QC Terme lavorano più di 800 persone a vario titoli, dai collaboratori ai dipendenti, che ora attendo di sapere quale sarà il loro destino: "Dal 24 febbraio siamo progressivamente andati in lockdown. Cinquecento dipendenti sono in cassa integrazione, mentre oltre 200 massaggiatori, quasi tutti liberi professionisti che collaborano con noi da allora non hanno potuto lavorare un giorno", spiega l’amministratore delegato Andrea Quadrio Curzio, che si lamenta della confusione legislativa: "Nella iperproduzione normativa odierna non siamo stati autorizzati a riprendere le nostre attività, nonostante da anni applicassimo già i parametri di sanificazione dell’acqua ora imposti dall’ultimo Dpcm alle piscine, le quali però possono aprire al contrario nostro il 25 Maggio".
Insomma, una disparità di trattamento che peraltro poco si spiega visto che a differenza di piscine e parchi acquatici, in questi centri è più facile far rispettare il distanziamento sociale tra le persone, oltre al fatto che il coronavirus – stando a studi ad hoc – sembra non essere in gradi di sopravvivere in ambienti ad alte temperature come quelli rappresentati da bagni turchi e saune.
Alle parole di Andrea Quadrio Curzio si sommano quelle del fratello e ad Saverio Quadrio Curzio: "Gli imprenditori non amano le chiacchiere, si lamentano poco. Ma gli imprenditori come noi, vogliono anche norme chiare, certe e soprattutto non contradditorie da parte delle istituzioni, statali e regionali. E se questa situazione critica dovesse permanere chiarezza e certezza diventano necessità vitali". Quindi aggiunge: "Prima ancora che i tecnici di Governo e Regioni emanassero linee guida avevamo fatto stilare le nostre da un epidemiologo che si occupa di prevenzione delle malattie infettive: siamo certi della sicurezza che potremo garantire ai nostri ospiti quando ci faranno riaprire".
Infine, l’analisi dell’aspetto economico del ceo Francesco Varni, che sottolinea come la non riapertura di una realtà come QC Terme sia dannosa per le casse dello Stato: "Tra cassa integrazione, sostegno alle
partite Iva dei massaggiatori, il versamento mancante dei contributi, dell’Iva e delle tasse sui guadagni che non possiamo avere in quanto chiusi, costa allo Stato quasi 70.000 euro al giorno, circa due milioni al mese".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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