Coronavirus

Moderna, l'arma per le varianti: l'ipotesi della terza dose di vaccino

Moderna studia un richiamo con una terza dose contro le varianti. Sono in corso i test per verificare il potenziamento della risposta immunitaria. Ipotesi di vaccino ad hoc per variante brasiliana

Moderna, l'arma per le varianti: l'ipotesi della terza dose di vaccino

Efficace, ma non abbastanza. Il vaccino di Moderna funzionerebbe contro le varianti inglese e sudafricana del coronavirus. A dirlo, riporta Adnkronos, sono i risultati preliminari diffusi dalla stessa azienda americana dopo una serie di test di laboratorio su siero di individui vaccinati. “Nei test - dice Moderna - il vaccino ha indotto la produzione di anticorpi contro il ceppo inglese B.1.1.7 a livelli paragonabili alle varianti precedenti”. Più preoccupante il caso del ceppo sudafricano B.1.351. Qui gli anticorpi “sono diminuiti di sei volte, ma la risposta anticorpale indotta dal vaccino è rimasta al di sopra dei livelli che ci aspettiamo essere protettivi”.

Quindi tutto bene? Non proprio. Perché è vero che l’antidoto protegge contro le varianti, ma lo fa molto meno. E, che la situazione non sia tranquilla, lo dimostra la stessa Moderna. Nel dubbio, la casa farmaceutica americana sta mettendo a punto un nuovo vaccino anti Covid, mirato contro la variante rilevata in Sudafrica, responsabile di una minore risposta anticorpale indotta dal siero. Il piano d’attacco di Moderna si basa su un programma clinico sdoppiato per aumentare l'immunità alle varianti emergenti. Da una parte, si testerà “una dose di richiamo aggiuntiva del vaccino”, la terza dose, in pratica, “per verificare la capacità di aumentare ulteriormente i titoli neutralizzanti contro ceppi emergenti”. Dall’altra, contro la variante sudafricana (mRna-1273.351) per cui un secondo richiamo potrebbe non bastare, si sta studiando anche “un candidato vaccino di richiamo” ad hoc. Una sorta di siero “targhettizzato” in cui, di volta in volta, si aggiusta il tiro sul ceppo virale di turno. Proprio come avviene ogni anno con i vaccini antinfluenzali.

E per la variante brasiliana? Da Moderna nessuna specifica a riguardo, ma l’ottimismo pare prevalere, per ora. “Crediamo che sia fondamentale essere proattivi mentre il virus si evolve. Siamo incoraggiati da questi nuovi dati, che rafforzano la nostra fiducia sul fatto che il vaccino possa essere protettivo contro le nuove varianti”, assicura Stephane Bancel, chief executive officer di Moderna. Intanto, però, la variante brasiliana potrebbe essere già sbarcata in Italia, a Varese. "È in corso di valutazione presso l'ospedale di Varese il primo caso di variante brasiliana ad oggi osservato in Italia", spiega in una nota Ats Insubria. Si tratta di un uomo, rientrato nei giorni scorsi dal Brasile all'aeroporto di Malpensa via Madrid. "Il soggetto - riporta l'agenzia Ansa - è in buone condizioni di salute, ma precauzionalmente è stato ricoverato per accertamenti". L'uomo è stato ricoverato nel reparto di Malattie infettive diretto dal professor Paolo Grossi, dopo l'identificazione della variante da parte del laboratorio di microbiologia. I familiari del paziente sono tutti stati sottoposti al tampone e messi sotto sorveglianza da Ats Insubria. "Sono state adottate - assicura l'Agenzia di tutela della salute - tutte le misure di sanità pubblica previste dai vigenti protocolli sanitari per il controllo della diffusione della variante brasiliana sul nostro territorio e, ad oggi, la situazione non è motivo di allarme". Ora, la conferma spetta all'Istituto superiore di Sanità.

In ogni caso, il vaccino "aggiustato" ad hoc, sembrerebbe l’arma più efficace contro la variante di turno.

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