Peggiore della meschinità, dell'ignoranza e persino della volgarità. Chi, dovendo scegliere quale cancellare fra gli atteggiamenti umani più insopportabili, non indicherebbe l'arroganza?
Quando nel 1977, per celebrare i venticinque anni di attività, la rivista Civiltà delle Macchine, fondata da Leonardo Sinisgalli e in quel momento diretta da Francesco d'Arcais, propose ai grandi scrittori dell'epoca di redigere una voce per un'antologia di parole-chiave, mentre Carlo Cassola pescava dal mazzo «Alternativa» o Luigi Malerba «Subalterno», Giovanni Testori colse la malapianta dell'«Arroganza» (che oggi rispunta stampata in un prezioso volumetto: Giovanni Testori, L'arroganza, Henry Beyle, pagg. 36, euro 20). Ecco l'incipit, la cui altezza linguistica è pari solo al furore dello scrittore, del drammaturgo, del regista, cioè dell'uomo: «S'agita l'arroganza, tacchina petulante, sul piccolo trono che s'è eretto nell'umano pollaio; batte e ribatte i tacchetti; s'irrita; stridula grida; ove pur tenti d'imitar l'uragano, sempre sarà, il suo, e soltanto, stridio».
Leonardo Sciascia, che firmò il testo introduttivo alla scelta di quelle voci d'autore, nella sua definizione di «Arroganza», scriveva: «Qualità intrinseca al potere; a meno che non sia esercitato da noi: cioè da coloro che dicono arrogante l'esercizio altrui del potere».
Sorella della Superbia, madre della Presunzione, figlia dell'Orgoglio, l'Arroganza - manifestazione di un malriposto senso di superiorità nei confronti dell'altro - è il comportamento altezzoso, sprezzante e talora violento che in effetti caratterizza chi detiene il potere. Ossia: molto spesso i politici. Da sempre gli intellettuali. Ultimamente gli scienziati. Tutte categorie imbattibili quando c'è da dare prova di vanità, ipocrisia, presunzione, superficialità, incoerenza. Non è un caso che l'arrogante è colui che sbaglia di più, senza mea culpa. Come la politica e la scienza ultimamente stanno dimostrando ogni giorno. Al Paese non aiuterebbe meno spocchia e più umiltà?
«Tacchina» che «agita tra le zampe una sorta di bastoncino o bacchetta, a mo' di direttore delle sociali orchestre», l'Arroganza - come la dipinge Testori - «apre il becco al canto, e reclama per sé i diritti, li esige tutti».
Regina del pollaio, l'Arroganza perde le piume, ma non il vizio. Fra i quali è il peggiore e il più antisociale.
Pensiamoci.
Nulla come il politico arrogante - presumendo troppo di sé e volendo fare sentire la propria superiorità - arreca più danni alla società e offende maggiormente il cittadino. Più ancora dell'inadeguatezza, della stupidità, dell'incompetenza. Il guaio, dimostra la Storia, è che gli arroganti hanno sempre la meglio. Ecco perché sono al potere.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.