"Lascio tutto a Pietro Maso"

"Lascio tutto a Pietro Maso"

La professoressa aveva novantasei anni ma ne dimostrava ottanta, nei vestiti neri che facevano risaltare i capelli bianchi. Bassina, originaria di un piccolo paese vicino Salerno, lucida, dopo quarant'anni trascorsi a insegnare lettere tra Firenze, Brescia, Roma. Nessuno ad accompagnarla, semplice nei modi e nei gesti. È entrata nella sede dell'associazione romana che l'aveva aiutata a salvarsi da una cartella esattoriale non pagata, in mano un foglio di suo pugno.

Un testamento olografo, cioè scritto interamente a mano, il solito sguardo generoso, come la racconta l'uomo che l'ha accolta e ha parlato con lei. Ne ricevono tanti tra queste mura dove aiutano chi non riesce a cavarsela da sé con il fisco e la burocrazia. Questo però era speciale: l'uomo scelto come figlio da questa donna senza eredi si chiama Pietro Maso. Era il 28 settembre 2019 quando la prof ha consegnato le sue ultime volontà: tra casa, terreni e conti correnti il patrimonio al momento è stimato intorno agli ottocentocinquantamila euro. Meno di un mese dopo, il 21 ottobre, Gina è morta. Esecutore testamentario, secondo le volontà della signora, sarà Alessandro Romano, laureato in giurisprudenza, dell'associazione GiustItalia.

Ora Pietro Maso ha sei mesi di tempo per decidere: lui, colpito dall'indegnità morale per avere assassinato i genitori, ha trovato un'altra madre dalla quale può accogliere un'eredità. Quella sera del 17 aprile del 1991, diciannovenne, con tre della sua compagnia aveva indossato le maschere del diavolo per entrare nella casa di famiglia a Montecchia di Crosara, provincia di Verona, e uccidere papà e mamma Maso. Un'enormità per il movente da figliol prodigo a mano armata: voleva subito i soldi.

Il resto è la condanna a trent'anni, il pentimento, la conversione, l'accompagnamento spirituale, i trascorsi difficili con le sorelle, la nuova causa, l'assoluzione, l'aiuto di don Mazzi, la lettera a papa Francesco e Pietro Maso che si raccontava in tv e diceva: «Non ci potevo credere. Mi ha anche chiesto di pregare per lui. Lui, il Papa, che chiedeva a me di pregare per lui. Io, che sono l'ultimo, il maledetto, l'assassino, il mostro».

Ma qui, come è stato detto, già comincia una nuova storia, il graduale passaggio di un uomo da un mondo all'altro, dei suoi progressi nella conoscenza di una nuova realtà, fino allora completamente ignota. Vengono in mente parole come queste per il gesto della professoressa dagli occhi celesti, nata in un giorno d'aprile del 1922 e in pensione per modo di dire, perché con il suo testamento di dieci righe in calligrafia antica ha dato un'ultima lezione di fiducia nel genere umano.

«Dispongo che il mio patrimonio vada interamente a Pietro Maso nato a San Bonifacio il 17 luglio 1971, in ragione del pentimento e del ravvedimento dimostrato, perché possa rifarsi una nuova vita onesta». Ora pare che Pietro sia in Spagna. Lei, Gina, forse avrà fatto simili cose o più grandi dalla cattedra, o durante le lezioni private, nascosta tra le mura delle case.

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