Cronache

L'assordante silenzio delle femministe sulle molestie di capodanno

Non ci sono stati sit-in e manifestazioni esplicite di protesta contro quanto avvenuto a Milano a capodanno, mentre salgono a nove le vittime del branco di stranieri

L'assordante silenzio delle femministe sulle molestie di capodanno

I fatti della notte di capodanno a Milano continuano ad animare l'opinione pubblica per la gravità di quanto accaduto in piazza del Duomo poco dopo la mezzanotte. Con il passare dei giorni anche altre donne hanno trovato il coraggio di denunciare le molestie subite dal branco di stranieri, che ha seguito un canovaccio simile a quello ben noto dei fatti di Colonia del 2016 anche se, fortunatamente, in misura inferiore.

Quel che fa riflettere, tra le altre cose, è il silenzio assordante della sinistra, che non perde occasione di rivendicare la battaglia femminista sui pronomi ma non utilizza la stessa energia per condannare ciò che Milano sta diventando a causa di una politica che mira a forzare l'integrazione culturale che, in molti casi, è evidente non sia desiderata dagli stessi immigrati.

Alessandro Morelli, viceministro delle Infrastrutture e delle mobilità sostenibili, nei giorni scorsi è stato attaccato dalla sinistra per aver denunciato la gravità dei fatti. Morelli ha sottolineato come quanto accaduto a Milano sia figlio della mancanza di una vera gestione dell'immigrazione a Milano da parte della sinistra che, di contro, imputa ogni responsabilità alla "società".

Il lavoro delle forze di polizia degli ultimi giorni è stato grande, gli investigatori sono rapidamente risaliti a 18 dei componenti del branco che tra il 31 dicembre e il 1 gennaio ha molestato almeno 9 donne in centro a Milano, nei pressi di piazza del Duomo, trasformando una notte di festa in un incubo. "Scene simili a quelle di Colonia, con l'assalto programmato, accerchiamenti e palpeggiamenti", sottolinea il consigliere comunale leghista Silvia Sardone. Il contesto nel quale si sono svolti i fatti si fa sempre più chiaro, proprio per questo motivo, come mette in evidenza l'esponente del Carroccio, "preoccupa il vergognoso silenzio delle femministe di sinistra, sempre pronte a stracciarsi le vesti per le desinenze al femminile ma sempre zitte di fronte a queste violenze figlie di una cultura incompatibile con la nostra società".

Non è la prima volta che la sinistra preferisce chiudersi nel silenzio piuttosto che esporsi per denunciare la gravità di azioni compiute ai danni delle donne per mano di cittadini stranieri. "Esattamente come il caso di Saman", prosegue Silvia Sardone, "ci troviamo di fronte a una consolidata idea, figlia di tradizioni e insegnamenti religiosi islamici, che prevede la sottomissione delle donne". Una situazione che l'Italia non può accettare, che non può vedere Milano come scenario di una barbarie simile. "Milano non può diventare l'avanguardia di un'idea della donna oppressa e calpestata nei suoi diritti.

Pd e compagni colgano al più presto questo problema reale, che cova soprattutto nelle periferie multietniche e in certi ambienti musulmani, anziché rincorrere utopie come l'integrazione che nei fatti si è sempre dimostrata fallimentare e che tanti immigrati non vogliono nemmeno", ha concluso nella sua nota Silvia Sardone.

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