«Sandra Savaglio è un'astrofisica italiana, specializzata nello studio della storia cosmica dell'universo». Curriculum talmente spaziale da sembrare il trailer di un film di Hollywood sulla Nasa, inclusa la locandina con immagine bionda e radiosa di lei. Invece la foto sorridente arriva da una favola vera che in questi giorni mette di buon umore la Calabria e non solo. È la storia della neo assessora regionale a Università, ricerca scientifica e istruzione precipitata dall'iperspazio alla sala giunte della Cittadella di Catanzaro. Fresca nomina dell'iperattiva presidente Jole Santelli, che aveva appena sorpreso la politica scegliendo come assessore all'Ambiente il Capitano Ultimo, Sergio De Caprio, insomma l'ufficiale dei carabinieri che ha arrestato Totò Riina.
Quando la scienziata Sandra Savaglio lasciò Cosenza e l'Italia e si ritrovò a lavorare nel Maryland, alla John Hopkins di Baltimora, nel 2004 il Time le dedicò la foto di copertina come simbolo della fuga dei cervelli dall'Unione europea verso gli Usa. «Mi mancavano i fiori di zucca dell'orto di mio zio» raccontò, non senza poesia, dieci anni dopo, quando decise di accettare una cattedra su chiamata «per chiara fama». Tra i laboratori di Germania, Australia, Francia e Stati Uniti si era convinta che era all'università di Cosenza che più desiderava attivare i neuroni. «Non vedo l'ora di cominciare a lavorare», disse senza troppi fronzoli.
Muovendosi tra i suoi studi, si inciampa nel Gemini Deep Deep Survey, censimento delle galassie primigenie di quando era in Germania all'Istituto Max Planck di fisica extraterrestre, o nel GHostS, nessun fantasma ma un concreto database sulle galassie che emettono lampi di raggi gamma. Professore di astrofisica all'università della Calabria dal 2014, oltre a incoraggiare in ogni modo le giovani studentesse a lanciarsi nella ricerca scientifica senza paura di limiti e confini, nel 2018 ha pubblicato per Mondadori anche un libro dal titolo spiritoso: Tutto l'universo per chi ha poco spazio-tempo. Come chi scrive e qualcuno di chi legge.
Adesso la politica. Jole Santelli l'ha scelta e incoronata con una frase lapidaria: «Il patrimonio vero della Calabria sono le menti».
Sandra Savaglio, che nonostante il suo iridescente passato ha appena compiuto 52 anni, ha accettato una sfida a suo modo stellare, qual è muoversi tra i feudi delle scuole, delle università, della ricerca calabresi.
Tornata dalla Germania, aveva detto di avere scoperto che «i baroni non esistono solo in Italia» e di avere rischiato grosso per avere difeso un collega da un professore potente.
Vola alto oggi e dichiara che «la ricerca deve avere un ruolo di primo piano»,
proprio come i giovani. «È da lì che bisogna partire».Vengono in mente le sue valigie ragazzine, cervello in fuga dalle colline di Marano Marchesato, dopo la laurea calabrese in fisica nel 1991. Neanche a dirlo, con lode.
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