Lo scorso 19 aprile è entrato in vigore il decreto sull'origine obbligatoria per il latte e i suoi derivati. Ma come è stato tradotto il decreto sui banconi del supermercato? Lo rivela un'inchiesta di Libero, che spiega come una bottiglia su due contenga materia prima straniera. L'analisi è stata fatta su 22 confezioni diverse, acquistate nei punti vendita di Voghera e dintorni di Iper, Esselunga, Galassia, Coop e Carrefour.
Il primo cambiamento segnalato da Libero riguarda i prezzi. Il latte prodotto esclusivamente in Italia costa di più. Ma, come riporta il quotidiano fondato da Vittorio Feltri, "è tutto da verificare se questa differenza si sia trasferita anche sugli allevatori, che lamentano tuttora i prezzi bassi imposti dall’industria di trasformazione. Crescono le quotazioni del latte spot. Molto meno quelle delle forniture regolate da contratti siglati dai produttori".
Le marche interamente italiane
Come da decreto, l'origine del latte è presente in tutte le marche italiane, mentre è assente su quello importato. E da dove viene il latte italiano? Basta guardare la marca? "Come sempre i marchi italiani non significano assolutamente che il prodotto sia nazionale. Valga per tutti l’esempio del latte Parmalat, azienda storica rilevata dal gruppo francese Lactalis, che dichiara 'Paese di mungitura: latte di Paesi Ue'. Tutte le marche dei distributori, quelle che una volta venivano definite private label, utilizzano materia prima italiana. Esselunga, Iper, Gulliver, Selex e Carrefour fanno sapere che il prodotto è 100% Italia.
Inclusa la Coop che fino a poco tempo fa per il latte a marchio proprio, si serviva di alimento bianco austriaco. A meritare il punteggio più alto sono i seguenti latti: Granarolo, Voi, Consilia, Coop e Carrefour".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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