Cronache

"L'avvocato adesso è in affitto? Vantaggio solo per grandi studi"

Il secondement apre il dibattito nella categoria delle professioni legali. E c'è chi mette in guardia i clienti da i rischi che si corrono

"L'avvocato adesso è in affitto? Vantaggio solo per grandi studi"

In questi ultimi giorni ci stiamo occupando in modo più dettagliato del secondment, obvvero la prassi anglosassone delle professioni legali che di fatto mette sul campo un professionista di uno studio per consulenze ad una azienda. Una mossa che a volte, secondo alcuni studi di settore proprio sul mondo dell'avvocatura, ha portato al completo distacco da parte del professionista dallo studio di origine per approdare in un organigramma dell'azienda cliente. Come ricordato da una rilevazione di inhousecommunity.it per Mag, il secondmnet per il 69 per cento dei professionisti viene interpretato come una risorsa. Una risorsa professionale che permette di acquisire con un legale insider nell'azienda informazioni utili per offrire in futuro una assistenza più dettagliata e mirata sulle esigenze del cliente. Ma attenzione: in questo campione c'è un 31 per cento che invece ritiene poco utile il secondment e lo vive come un rischio per lo studio. Infatti nel 37 per cento dei casi, come abbiamo già ricordato, il professionista lascia lo studio di provenienza per approdare in azienda. Negli Usa adesso si fa un passo avanti con i portali e-commerce che offrono un portfolio di studi per offrire assistenza su marchi e brand alle aziende. Un trend questo sempre di più potenzia le vie del web per la scelta degli avvocati e dei legali caso per caso. On line infatti l'offerta sugli studi non è da poco: sul fronte scuola, previdenziale e tributario diversi professionisti mettono a disposizione le proprie competenze per l'assistenza del cliente.

Una strategia che ad esempio nel consulenze aziendali può portare anche a fenomeni di seconement. Ma il dibattito nella categoria adesso si declina sull'affidabilità e l'attendibilità del legale che viene scelto senza un incontro o una conoscenza pregressa sul web. Luca Avaldi avvocato dello studio Dirittissimo: "Credo che nel nostro paese questa pratica non possa avere un grande futuro perché le grandi aziende tendono a rivolgersi a studi legali in cui vi sono una pluralità di figure professionali e, quindi, non necessitino di trovare risposte smart. Sono convinto che tale fenomeno rimarrà più legato ai paesi anglosassoni dove la figura dell'avvocato è maggiormente connessa alle consulenze che al patrocinio avanti le diverse "Corti". In Inghilterra, infatti, gli avvocati che possono esercitare la professione avanti le "Corti" sono un numero molto esiguo rispetto a coloro che svolgono la professione dell'avvocato.

Da noi è esattamente il contrario! Ho il timore che si tenti di incanalare la clientela verso figure professionali scelte da soggetti che sono in grado di influenzare il mercato a vantaggio solo dei grandi studi".

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