La moglie insegnava le lingue straniere al marito e, quando gli correggeva qualche errore, lui la picchiava. S'arrabbiava a tal punto da spegnerle le sigarette sulle braccia o da conficcarle una forchetta sulla mano. L'uomo, un 40enne che vive nell'hinterland bresciano, ha maltrattato la propria consorte per dieci anni con continue violenze verbali, psicologiche e fisiche, anche dopo aver deciso di lasciare la casa dove vivevano con i loro due figli.
L'imprenditore era solito fare visita alla moglie con lo scopo di picchiarla e questo spinge la donna a rivolgersi alla Questura, che emette un ammonimento nei confronti del marito. L'uomo però non demorde e, a dopo un paio di mesi, la donna, preoccupata anche per l’incolumità dei figli, lo denuncia. "Le denunce per violenze domestiche o stalking rimangono poche, rispetto alla realtà dei fatti - spiega al Corriere il vice questore vicario, Cesare Capocasa - solo 8 donne su 100 si rivolgono alle forze dell’ordine. È grande la sofferenza di denunciare una persona con la quale si era iniziato un rapporto d’amore che si è evoluto poi in maniera violenta".
Le donne molto spesso hanno paura di ribellarsi perché temono di ritrovarsi sole "Ma noi non lasciamo sole le donne che si rivolgono a noi", rassicura Francesca Picierno, della Divisione Anticrimine di via Botticelli.
"Abbiamo da poco concluso una serie di sei seminari in collaborazione con la Procura e con la partecipazione del sostituto procuratore Pietro Forno che a Milano ha creato il Dipartimento Soggetti Deboli. È necessario fare rete tra tutte le realtà che si occupano di violenza. Solo così si può contrastare questa che è una vera emergenza sociale e culturale", conclude Capocasa .- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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