Leicester, la Cenerentola scientifica

Leicester, la Cenerentola scientifica

Claudio Ranieri si commuove. Piange al secondo gol del suo Leicester a Sunderland. Piange a più sette dalla seconda a cinque giornate dalla fine. «Difficile spiegare che cosa sto provando», dice.

La sua è la più grande storia di calcio degli ultimi trent'anni. Perché ha molti piani di lettura: la piccola squadra che parte per salvarsi e vince il campionato più importante e costoso del mondo; l'allenatore considerato non capace di vincere che invece dimostra di esserlo con una squadra non costruita per farlo; la possibilità di vincere anche senza avere fatturati miliardari.

Poi c'è la chiave di lettura più sorprendente, la meno retorica, la meno onirica: questa è la dimostrazione di come il calcio moderno sia il contrario di ciò che si racconta. Perché è possibile vincere pur non avendo gli stessi soldi di grandi club (Manchester City, Manchester United, Arsenal, Chelsea) grazie all'organizzazione, all'idea di calarsi in un business e volerlo alimentare, all'essere un'azienda, a uno stadio pieno, al marketing, alla strategia, ai manager che chiamano un allenatore bravo, lo convincono con un progetto, gli costruiscono una squadra con la quale può lavorare.

Il resto è il suo

talento e quello dei calciatori. La sua grinta e quella dei calciatori. Però c'è quel prima, che si dimentica. Che è poco favola, ma è contabilità, è lavoro, è fatica, è idee. È il calcio moderno. È il calcio intelligente.

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