Coronavirus

Con l'emergenza si può dire: "Lavatevi tutti"

Con l'emergenza si può dire: "Lavatevi tutti"

Un Paese sotto attacco, stordito dal virus cinese e da una sbornia colossale di Amuchina, disinfettanti e sapone liquido. Viva le mani profumate, l'ossessione dell'igiene personale, il ripudio delle dita nel naso. I fratelli e le sorelle d'Italia sono finalmente accomunati dalla pulizia accurata e maniacale, dalla gratificazione innescata dal rispetto rigoroso delle prescrizioni di scienziati e ciarlatani del web. Io mi lavo le mani ogni dieci minuti, starnutisco sempre in ampi fazzoletti imbevuti di essenze balsamiche, giro sempre con una stecca di kleenex. Ma ho anche il piano B: se mi scappa un etciù all'improvviso attuerò la manovra che suggerisce persino Amadeus negli spot del ministero della Salute: starnutire nella piega del gomito per rispetto del genere umano.

L'omologazione di massa scandita dei social è un inno alla cura della persona, con la finzione di rivolgersi a un club esclusivo di amanti del bon ton e del sapone. Diamo per scontato che ormai tutti hanno rivoluzionato le loro abitudini igieniche, magari per vocazione tardiva ma soprattutto per la fifa di beccarsi il Coronavirus. La cura personale è un tema troppo intimo per lasciarsi andare a generalizzazioni, ma non si fa peccato a suddividere le persone in buona salute e autosufficienti in tre categorie: chi si lava regolarmente, chi si lava di rado, chi si lava poco o nulla.

A tanti personaggi pubblici non si sono fatti sconti sulla vita pubblica e privata. Però l'ultimo tabù inviolabile, caduto anche quello delle abitudini sessuali, resta proprio quello della pulizia. Persino il comune senso del pudore, ridotto ai minimi termini, sorvola elegantemente su unghie orlate di sporco, afrori inestinguibili di sudore, starnuti liquidi da infezione batteriologica. Materia da pettegolezzo privato, da malignità da macchinetta del caffè, ma non da autoanalisi collettiva.

Oggi però si può affermare che tutti devono lavarsi, se non per decoro almeno come misura di salute pubblica anti contagio. Nessuno si può più offendere, tanto gli sporcaccioni sono sempre gli altri. Consoliamoci con questo piccolo aspetto positivo portato dall'emergenza epidemia. Ostentare il lavaggio delle mani o approvvigionarsi di Amuchina diventa un gioco di società, ma non illudiamoci: presto verrà scalzato da altri comportamenti di massa legati a nuove emergenze. L'importante che si compia la vera rivoluzione mani pulite, questa volta senza arresti a catena e suicidi in carcere. La tolleranza della collettività verso chi viene meno ai minimi precetti igienici sarà palese, non più un borbottio indistinto di biasimo. Gli ultimi a resistere saranno gli incivili che orinano per la città o in autostrada nella corsia di emergenza a 800 metri dall'autogrill. Ma se qualcosa è davvero cambiato, costoro avranno un soprassalto di coscienza.

E si laveranno timidamente le mani quando torneranno a casa qualche ora dopo.

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