La lezione della storia e l'importanza della scuola

Il Covid ha fatto emergere, a livello mondiale, l’urgenza dell’educazione, l’urgenza dei giovani, l’urgenza del futuro

La lezione della storia e l'importanza della scuola

Il diritto all’istruzione è un diritto universale, da garantire a tutti. In modo libero e gratuito. Parola della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo. Non è un dettaglio puramente legislativo. Dalla garanzia del diritto all’istruzione passa la pace tra i popoli. Diritto all’istruzione per tutti significa che tutti potranno partecipare attivamente alla vita civile del proprio Paese.

Il Covid, lo sappiamo, ha fatto emergere, a livello mondiale, l’urgenza dell’educazione, l’urgenza dei giovani, l’urgenza del futuro. Ecco perché Papa Francesco ha proposto la sottoscrizione di “un patto educativo globale “per” e “con” le giovani generazioni, che impegni le famiglie, le comunità, le scuole e le università, le istituzioni, le religioni, i governanti, l’umanità intera, nel formare persone mature”.

Se pensiamo all’Italia, ci accorgiamo di come la pandemia abbia fatto cadere il muro dell’ideologia e abbia chiarito quanto la scuola statale e la scuola paritaria siano reciprocamente collegate e servano entrambe per un sistema scolastico di qualità. Un Paese nel quale i genitori non possono esercitare liberamente la propria responsabilità educativa e dove agli studenti non è garantito il diritto di apprendere, un Paese che nega ai docenti il diritto all’insegnamento per una reale discriminazione economica è un paese a rischio: traditi i diritti, compromessa la qualità del sistema scolastico, sprecati i danari pubblici. Conseguenza: il sistema scolastico da iniquo diventa elitario, con l’esclusione dei poveri e dei disabili.

In una realtà come questa, arriva, come una boccata d’aria fresca, il “Piano scuola estate 2021. Un ponte per il nuovo inizio”, con la proposta dei patti comunitari. Da qui passerà la possibilità di scongiurare o limitare la catastrofe educativa, ma anche di compiere il processo verso l’autonomia, la parità e la libertà di scelta educativa.

La proposta del Ministro Bianchi offre una risposta concreta all’appello del Papa che, più volte, nel suo videomessaggio per il lancio del Patto educativo, sottolinea come l’attuale pandemia «ha accelerato e amplificato molte delle urgenze e delle emergenze che riscontravamo un anno fa e ne ha rivelate tante altre». Ma questo non deve far venire meno l’impegno per «una rinnovata stagione di impegno educativo, che coinvolga tutte le componenti della società».

I Patti di comunità diventano allora la risposta concreta all’appello del Papa. I “Patti” danno applicazione ai principi costituzionali di solidarietà (articolo 2), comunanza di interessi (articolo 43) e sussidiarietà orizzontale (articolo 118, comma 4), per irrobustire alleanze educative, civili e sociali di cui la scuola è il perno ma non l’unico attore.

Mediante i “Patti di comunità”, le scuole possono avvalersi del capitale sociale espresso da realtà differenziate presenti sul territorio - culturali, educative, artistiche, ricreative, sportive, parti sociali, produttive, terzo settore - arricchendosi in tal modo dal punto di vista formativo ed educativo.

In altri termini, i Patti di comunità favoriscono l’esercizio del principio di sussidiarietà e costituiscono occasioni di costruzione di comunità fra i cittadini, andando a ricostruire la socialità negata e interrotta dal Covid.

Quali i passaggi per costruire un patto di comunità?

Si riportano alcuni stralci della Nota del Capo di dipartimento Miur, Stefano Versari (link)

1.Innanzitutto, l’Amministrazione interessata - tipicamente quella Comunale, per la maggiore vicinanza ai cittadini - è chiamata a varare un proprio Regolamento. Il tutto con lo scopo di facilitare, per quanto possibile, il libero apporto cooperativo dei cittadini e, al contempo, per avviare con maggiore rapidità le proposte miranti ad offrire sostegno a esigenze sociali emergenti proprio in ragione dell’emergenza sanitaria.
2.In coerenza con il Regolamento approvato da ciascun Ente Locale, i cittadini interessati a proporre la stipula di un Patto di comunità per la cura di un bene o servizio di interesse generale, presentano la propria proposta utilizzando un modello pre-definito dal medesimo Ente Locale.
3.Gli Uffici incaricati dell’Amministrazione, esaminata la proposta di “patto di comunità”, ove rispondente ai requisiti previsti dal Regolamento comunale, procedono alla sottoscrizione congiunta insieme ai proponenti, utilizzando apposito modello. Come si evince da quanto sopra, questi “patti” sono attivabili con procedure estremamente semplici, de-burocratizzate, utili a sostenere anche il servizio scolastico mediante l’incentivazione della creatività della società civile, intesa come forma d’azione sociale realizzata da strutture organizzative i cui membri si prefiggono obiettivi e compiti al servizio dell’interesse generale e agiscono da tramite tra i pubblici poteri e i cittadini.

La scuola, dal canto suo, per favorire l’arricchimento dell’offerta formativa, potrà con l’Amministrazione comunale, a)sostenere l’utilità generale di regolamentazione - da parte della stessa - di patti di comunità; b) esprimere parere tecnico motivato in ordine ad eventuali proposte di “patti di comunità”; c) con i genitori e le relative forme di associazionismo, nonché con il privato sociale territoriale, stimolare la formulazione di proposte di patti di comunità, evidenziando esigenze e priorità da soddisfare.

E la scuola paritaria? Questa, finalmente coinvolta, potrà contribuire a scongiurare la catastrofe educativa, traghettando il Paese fuori dalla crisi, e ad accelerare e completare il percorso verso l’autonomia, la parità e la libertà di scelta educativa; diversamente si condannerà il Paese ad un monopolio educativo, soprattutto nelle aree del centro sud. Questa è la resa dei conti, siamo chiamati tutti, non potremo più lavare le nostre coscienze, scaricando la responsabilità sul Premier, sul Governo, sul partito, sul ministro di turno. La posta in gioco è alta: il nostro futuro.

Firenze, correva l’anno 1348: la peste annienta la città, fiera delle proprie tradizioni comunali conquistate a caro prezzo. Spezzati i legami sociali, disgregati i vincoli familiari, abbandonate le leggi civili e morali. Eppure, da lì a pochi anni, quella stessa città sarà la culla dell’Umanesimo.

Cosa mai rese possibile che il monatto si trasformasse nel dotto umanista? La cultura, la riscoperta dei classici, la prima cattedra di lingua greca in Occidente, voluta

proprio da Boccaccio, quello stesso che aveva descritto la Firenze appestata. Solo la cultura, la cultura vera, che fa gustare la bellezza di quella dimensione sociale che gli è propria, salva l’uomo. Sic et simpliciter.

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