Cronache

Li difendeva a spada tratta per integrarli: sacerdote truffato dai rom

La vittima è don Albino Bizzotto, 81 anni, fondatore a Padova del movimento "Beati costruttori di Pace"

Don Albino Bizzotto
Don Albino Bizzotto

La guardia di finanza di Padova ha eseguito 11 misure cautelari, tra cui sei di custodia in carcere, nei confronti di altrettante persone di etnia sinti, in quattro campi a Padova, Vicenza e Venezia per estorsione nei confronti di don Albino Bizzotto, 81 anni, fondatore del movimento "Beati costruttori di Pace". L'operazione dei finanzieri è giunta al termine di un’indagine che ha portato a scoprire un ammanco alle casse del movimento di circa 370mila euro, estorti al sacerdote che aveva elargito denaro alle famiglie sinti con la promessa di una restituzione, che però non avveniva mai. Il raggiro sarebbe stato portato avanti senza alcuna remora, sfruttando il buon cuore del prelato, che infine ha presentato denuncia.

Fino al momento in cui si è accorto dell’inganno, don Albino li aveva sempre difesi, cercando di integrarli nel tessuto sociale italiano. Tante le iniziative organizzate dal sacerdote a loro favore. I sinti sono un’etnia di origine nomade dell'Europa, tra quelle tradizionalmente dette dei rom. L'origine del nome sinti è nella parola indo-persiana Sindh, a indicare la regione nella Valle dell'Indo e lo stesso fiume Indo (Sindhu), nell'attuale Pakistan e India nord-occidentale, e per estensione tutta l'India. In Francia, i sinti sono chiamati manouches o manus (nella loro lingua, una delle parole per "uomini"), in Spagna caminadores sebbene alcune fonti le trattino come etnie differenti. La lingua propria dei sinti è comunque pressoché la stessa dei manouches ed è piuttosto affine alle lingue parlate dai rom, nonché condivide il lessico base dei gerghi parlati dai kalé: tutte queste etnie condividono una stessa origine linguistica.

Le attività investigative condotte dai militari della compagnia di Cittadella, come riporta il quotidiano Libero, hanno messo in luce una situazione grave, fatta di continue e insistenti richieste di soldi, minacce, pressioni psicologiche. Gli indagati si facevano prestare denaro parlando di inesistenti disgrazie familiari, incidenti e vicissitudini giudiziarie. Dopo la presentazione della denuncia-querela da parte del sacerdote, nel momento in cui l'anziano aveva lasciato ogni carica operativa all'interno dell'associazione, le minacce e le pressioni si sono moltiplicate.

Il reato è emerso dalle numerosissime intercettazioni telefoniche: circa 14mila telefonate tra luglio 2018 e luglio 2020, trascinando il religioso in un vortice di ansia e di angoscia.

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