Cronache

Licenziato perché fa troppe multe, il capotreno: "Vi dico cosa è successo"

Il 61enne ha portato l'azienda in tribunale ed è stato reintegrato al lavoro. E ora si sfoga. "È la fine di un incubo"

Licenziato perché fa troppe multe, il capotreno: "Vi dico cosa è successo"

Il capotreno di Trenitalia licenziato nel gennaio del 2017 perché faceva troppe multe, poi reintegrato dai giudici, è sicuro di essere adorato dalla gente. In due anni ben 5mila sanzioni e il 3,5% di errore su migliaia di multe, come riportato dai suoi legali. Mentre per l’azienda ne aveva commessi 175 e per questo era stato allontanato dalla stessa per giusta causa. Il 61enne Francesco Bonanno, di origini siciliane e veneziano d'adozione, ha dalla sua tutti i tribunali che gli hanno dato ragione e infatti il suo licenziamento è stato annullato pochi giorni fa dalla Cassazione. Bonanno viene descritto dai giudici nelle varie sentenze come un controllore di“zelo non comune, inflessibile ed estremamente puntiglioso nell'elevare contravvenzioni”. Inoltre, secondo i giudici le infrazioni non sarebbero certo state compiute con finalità solo di lucro e neppure in mala fede contro l'azienda. Gli errori commessi sono invece stati visti come un effetto indiretto di eccessivo zelo. Come riportato da Il Corriere, il suo legale, l’avvocato Lucio Spampatti, ancora non riesce a capire come si possa licenziare un dipendente perché lavora troppo. Considerando poi il fatto che il capotreno in questione, grazie al suo lavoro, ha portato nelle tasche di Trenitalia più di 200mila euro.

Il racconto del capotreno

Anche la corte d'Appello di Venezia gli aveva dato ragione e il 61enne da circa due anni è tornato al suo posto di lavoro, facendo finire quello che lui stesso ha definito un incubo. “Fin dall'inizio il giudice del lavoro mi aveva dato ragione e l'azienda mi aveva reintegrato senza riassumermi: sono rimasto a casa per un anno e mezzo percependo lo stipendio senza lavorare. Per me non era una questione di soldi: volevo tornare a indossare la mia divisa. Amo questo mestiere e ho grande rispetto per Trenitalia”, ha affermato il capotreno stacanovista che è ferroviere da generazioni, e l’amore per il treno ce l’ha nel Dna. Fin da piccolo il suo sogno era trascorrere le sue giornate tra un vagone e l’altro. E lo ha fatto per ben 38 anni della sua vita. Essere licenziato dall’azienda tanto amata non era possibile per lui, uno smacco troppo grande, praticamente un’umiliazione. Come ha ricordato, nei due anni presi in esame da Trenitalia le multe staccate sono state più di 5mila. Ma non si ritiene spietato, neanche in famiglia, dove i suoi figli dicono che è fin troppo accomodante.

"La gente mi adora"

Ha poi affermato di non essere un cacciatore di taglie, ma di essere convinto che sul lavoro ci voglia rigore, e che il suo compito sia quello di assicurarsi che tutti i passeggeri viaggino con regolare biglietto. Non si ritiene né autoritario né prepotente, ma si tratta solo di una questione di civiltà, e proprio per questo è certo di essere adorato dai viaggiatori, “perché i furbetti sono una minima parte. La quasi totalità degli italiani paga il biglietto e mal sopporta l'idea che ci sia chi gode dello stesso servizio senza sborsare un soldo. I passeggeri capiscono che io e i miei colleghi ci diamo da fare per evitare un'ingiustizia. Le dirò di più: la gran parte dei multati mi dice ‘so che sta facendo il suo lavoro’. Ecco, è il mio lavoro. Poi, certo, a volte qualcuno dà i numeri”. Ma nel suo lavoro ha anche corso dei rischi. Bonanno ha rammentato quella volta in cui a Vicenza una signora trovata senza biglietto lo ha aggredito, e aveva anche il cane senza museruola. Anche molti colleghi hanno espresso al 61enne la loro solidarietà, ma c’è anche chi non ama il suo modo di lavorare, considerato troppo rigido.

“Io però vado dritto per la mia strada: sui treni viaggia soltanto chi ha il biglietto”, ha dichiarato il controllore integerrimo.

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