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"L'immunità può durare anni": l'ultima scoperta sul coronavirus

Secondo uno studio le cellule immunitarie sarebbero in grado di persistere nell'organismo dei pazienti guariti dal Covid-19 per un periodo molto lungo

"L'immunità può durare anni": l'ultima scoperta sul coronavirus

Anni, se non decenni: l'immunità al coronavirus potrebbe durare un tempo sufficientemente lungo da far tirare un sospiro di sollievo agli esperti in vista della somministrazione del vaccino. La notizia arriva da un approfondito studio, ancora in attesa di revisione, intitolato Immunological memory to SARS-CoV-2 assessed for greater than six months after infection. Secondo la ricerca, otto mesi dopo l'infezione, la maggior parte delle persone guarite dal virus conserva una quantità tale di cellule immunitarie da prevenire il ritorno della malattia.

La durata dell'immunità

Un simile tasso di declino a breve termine starebbe a significare che le cellule immunitarie sarebbero in grado di persistere nell'organismo dei pazienti per un periodo molto lungo. Come detto, il paper, pubblicato online, è in attesa di peer review. Tuttavia, sottolinea il New York Times, resta lo studio più completo sulla memoria immunitaria al coronavirus mai realizzato fino a oggi.

Dobbiamo evidenziare che l'analisi in questione è stata condotta su 185 persone di età compresa tra 19 e 81 anni di età, tutte guarite dal coronavirus. Nei loro campioni di sangue sono state individuate quattro componenti del sistema immunitario: linfociti B, anticorpi e due tipi di linfociti T. Gli anticorpi e linfociti T, con il passare del tempo, sono diminuiti lievemente; i linfociti B sono invece cresciuti di numero.

A detta degli scienziati, una memoria immunitaria così lunga consentirebbe a un discreto numero di persone di evitare forme gravi della malattia per molti anni. La ricerca, tra l'altro, coincide con un'altra recente scoperta: i sopravvissuti alla Sars, sindrome parente del Sars-Cov-2, hanno ancora importanti cellule immunitarie a distanza di ben 17 anni dalla loro guarigione.

Anticorpi e cellule immunitarie

Per quale motivo, allora, abbiamo letto di pazienti nuovamente malati? A detta degli esperti, soltanto una piccola parte dei malati non sviluppa una immunità a lungo termine, forse a causa della quantità di virus a cui sono stati esposti. In ogni caso, soggetti del genere verrebbero normalizzati dalla somministrazione del vaccino. I risultati descritti sono incoraggianti e coerenti con altri studi affini. Ad esempio i ricercatori dell'Università di Washington erano riusciti a dimostrare che alcune cellule di memoria prodotte in seguito al Covid-19 persistevano nel corpo umano per almeno tre mesi.

Ricordiamo che vari medici avevano segnalato un preoccupante calo dei livelli di anticorpi nei pazienti guariti. Molti temevano che una condizione del genere potesse consentire una seconda infezione. Alcuni immunologi hanno sottolineato che assistere a una diminuzione del livello degli anticorpi è naturale.

Gli anticorpi, infatti, sono soltanto un "braccio" del sistema immunitario. Questi sono necessari per bloccare il virus e prevenire la reinfezione, ma sono le cellule immunitarie che "ricordano" il virus e prevengono forme più acute della malattia.

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