Cronache

L'imprenditore Preatoni: "Il mondo è come un budino, se lo tocchi con un dito trema tutto"

“Periodo funereo”, lo definisce Ernesto Preatoni, imprenditore e finanziere, “inventore” di Sharm El Sheik, che negli ultimi anni ha molto investito in Europa dell’Est, in Russia dopo i Paesi Baltici e anche in Ucraina

L'imprenditore Preatoni: "Il mondo è come un budino, se lo tocchi con un dito trema tutto"

“Periodo funereo”, lo definisce Ernesto Preatoni, imprenditore e finanziere, “inventore” di Sharm El Sheik, che negli ultimi anni ha molto investito in Europa dell’Est, in Russia dopo i Paesi Baltici e anche in Ucraina.

La guerra dopo la pandemia, come giudica la situazione?

“Questa guerra è da condannare senza se e senza ma. Credo che Putin capisca poco di economia e comprenderà tardi i danni che ha causato al suo Paese, lui ha sottovalutato la resistenza Ucraina e pensava di vincere in 4-5 giorni. I russi hanno gravissime responsabilità che nessuno potrà perdonare mai, perché le conseguenze sono e saranno drammatiche. Al tempo stesso gli USA e la Nato, che è la sua voce, avrebbero dovuto evitare di far salire tanto la tensione pretendendo di mettere missili puntati contro Russia ai suoi confini. Questa gara di celodurismo penalizza tutti. Mi fa venire in mente il discorso di commiato in cui Eisenhower disse che il vero pericolo per la pace sono le lobby dei militari e delle industrie di armamenti”.

Ci racconti della sua esperienza di imprenditore con gli ucraini.

“È stata breve. Ho comprato anni fa un terreno in Ucraina con il progetto di costruire un grande centro commerciale a Krivoj Rog, ma quando ho visto quello che è successo nel 2014 nel Donbass, l’antipasto di quello che sta avvenendo oggi, ho bloccato tutto. Ho fatto bene, perché altrimenti forse oggi mi troverei con un centro commerciale bombardato. Lì ho anche capito una cosa: le cosiddette repubbliche separatiste non sono in realtà filorusse, ma cercando l’indipendenza perché si ritengono più ricche degli altri, con un pil superiore e vorrebbero andare da sole”.

I suoi investimenti in Russia?

“Ho aperto due hotel, a San Pietroburgo e nella capitale la Siberia, Novosibirsk e ho comprato tre terreni per farvi dei centri commerciali. Gli alberghi vanno bene, solo che al momento per le sanzioni e il blocco bancario non riesco a pagare i dipendenti, compresi i general manager che sono italiani non russi. Poi, a Sharm el Sheik ...”

Che c’entra Sharm che è in Egitto?

“Ma il mondo è come un budino, se lo tocchi con un dito trema tutto. E lì sul Mar Rosso io ho 450 ucraini nei miei hotel che hanno finito la loro vacanza ma non possono tornare a casa. Ho ricevuto una lettera dal governo egiziano che mi pregava di trattarli bene, viste le circostanze. E noi li stiamo ospitando, in attesa che decidano il da farsi. Ma sempre lì ho anche tanti russi che hanno problemi per pagare. Rappresentano il 35% dei miei clienti a Sharm e se cominciano a non venire sarò costretto a licenziare, come tanti altri hotel frequentati in gran parte da russi”.

Secondo lei come reagirà l’economia russa a guerra e sanzioni?

“Sarà una tragedia ma non solo per l’economia russa, meno evoluta e sofisticata di quella occidentale, perché basata sull’esportazione di materie prime. Se Mosca interrompesse il flusso del gas sarebbe un grave problema e già ora le ripercussioni ci faranno soffrire tutti. I russi sono più disposti di noi a tirare la cinghia, mentre la debolezza di noi dell’Occidente è di non essere abituati ai sacrifici e di avere economie molto più complesse”.

Teme l’effetto boomerang delle sanzioni?

“Sono importanti per costringere la Russia a tornare alla pace e purtroppo ancora non si vedono segnali in questo senso. Ma parlando con i miei collaboratori abbiamo coniato un nuovo termine per descrivere quello che rischiamo: receflaction, cioè recessione con inflazione. In genere l’inflazione c’è con la stagnazione, questa invece sarebbe qualcosa mai vista.

Appena riusciremo ad imporre la pace,perché prima o poi succederà, dovremo essere pronti a levare le sanzioni per non autopunirci”.

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