Cronache

Il "linguaggio segreto" dei trafficanti: così aiutavano migranti e terroristi

Blitz della guardia di finanza contro un'organizzazione che favoriva l'immigrazione clandestina. Ai profughi "servizi" extra per eludere i controlli e scappare dai centri d'accoglienza

Il "linguaggio segreto" dei trafficanti: così aiutavano migranti e terroristi

Pacchetto all inclusive. Il "servizio" offerto dai criminali era completo e non si concludeva con lo sbarco illegale sulle coste italiane. I trafficanti di esseri umani avevano studiato un sistema illecito che assicurava ai profughi anche altre prestazioni: dal trasporto lontano dagli occhi della polizia alla fuga dai centri d'accoglienza. Con un'ampia operazione che ha coinvolto i comandi provinciali di Agrigento, Trapani, Caltanissetta, Messina e Siena, la guardia di finanza ha fatto scattare dieci misure restrittive nei confronti di altrettanti indagati accusati di associazione per delinquere e favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. I soggetti, "gravemente indiziati", in alcuni casi avevano con ambienti del terrorismo internazionale.

Le indagini hanno dimostrato la capacità delle organizzazioni criminali di offrire ai clandestini modalità illecite di assistenza sempre più dettagliate. Ovviamente, in cambio di retribuzioni maggiorate con conseguenti lauti guadagni. Dopo il viaggio a bordo di veloci gommoni dalle coste della Tunisia a quelle siciliane, i trafficanti si occupavano di garantire la permanenza illegale dei migranti in Italia, innanzitutto facendo sì che i profughi sbarcati sfugissero all'identificazione da parte delle autorità nazionali. Questo, nell'ottica delinquenziale di assicurare loro una maggiore libertà di movimento, svincolata dalle leggi. Così, ad aggirare i controlli di polizia erano anche soggetti ricercati che volevano scappare o individui che si recavano in Europa con finalità illecite.

In un caso in particolare, hanno svelato gli investigatori, il principale responsabile dell'organizzazione e alcuni suoi complici avevano ospitato in provincia di Trapani (e poi aiutato a fuggire in Tunisia) una persona collegata ad ambienti terroristici e destinataria di un mandato di cattura europeo. L'uomo era accusato di un tentato omicidio commesso a Lipsia nel 2020. In tal modo la banda consentì all'indagato di sottrarsi alle ricerche delle competenti autorità tedesche e italiane. Nel corso delle attività investigative è stato inoltre raccolto un corposo compendio indiziario utile a dimostrare come la disvelata associazione criminale fosse particolarmente attiva nell'organizzare sistematicamente trasporti marittimi tra la Tunisia e le coste italiane di gruppi di nordafricani.

Secondo quanto accertato dai militari nell'operazione denominata "Charon", i trafficanti di esseri umani utilizzavano anche un linguaggio criptico per eludere le indagini e un circuito di contatti stabili con organizzazioni tunisine in grado di procurare migranti pronti a partire. Perlopiù, si trattava di persone che già in Tunisia vivevano in clandestinità e che avevano la necessità di allontanarsi dal Paese. Grazie a intercettazioni telefoniche, ambientali e telematiche, servizi di osservazione con riprese video, controlli in mare e sequestri, le forze dell'ordine hanno ricostruito le azioni illecite. Inoltre, hanno documentato il continuo contatto telefonico tra gli indagati, l'acquisto reiterato di schede telefoniche, la messa a disposizione di natanti, auto, telefoni spesso intestati a terzi, di abitazioni per ospitare i migranti e capanni per nascondere i gommoni veloci con cui venivano organizzate le traversate.

Quello orchestrato era un vero e proprio sistema, una macchina di guadagni sulla pelle di decine di esseri umani.

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