Cronache

L'Inno Rai sovranista che sfratta Abbado

L'Inno Rai sovranista che sfratta Abbado

Ci mancava solo il sovranismo musicale. Avete presente l'esecuzione dell'inno nazionale che alle 5 del mattino e a mezzanotte apre e chiude le trasmissioni radio di RaiRadio1? Beh, dall'inizio dell'anno è cambiato. A suonare Mameli non è più la Berliner Philharmoniker diretta dall'immenso Claudio Abbado ma c'è una versione più «sovranista», eseguita al Senato lo scorso 18 dicembre dall'Orchestra sinfonica nazionale della Rai diretta dal bravissimo (...)

(...) Fabio Luisi. Ad accorgersene per primi sono stati alcuni melomani, poi la notizia è diventata virale sui social network, rilanciata dal blogger francese Page du Wanderer, che ha ridicolizzato la decisione della Rai con un commento al vetriolo. «Ecco a voi una piccola notizia senza importanza di per sé che suscita stupore per la sua pura stupidità».

È giusto rinunciare alla bacchetta di Abbado solo perché a suonare l'inno è una delle più importanti orchestre tedesche? Per la nuova Rai sovranista evidentemente sì. Lo stesso Marcello Foa, come riporta una nota di Italradio, il portale dove ogni giorno si scatena il dibattito degli ascoltatori di RadioRai, ha detto che questa scelta «valorizza e promuove l'Inno, interpretato in modo splendido e con autentico trasporto». Insomma, non che l'esibizione di Abbado facesse pena, ma quasi. «Certamente era molto lenta, questa è più ritmata perché Luisi dirige alla Toscanini. Questa versione è decisamente meno sinfonica e forse più aderente allo spirito di Goffredo Mameli», spiega un altro melomane. De gustibus.

La scelta di Abbado e dei Berliner era stata fatta dai vertici Rai nel 2014 e difesa dall'allora direttore di Radio1 Flavio Mucciante come forma di omaggio al maestro da poco scomparso. Per far posto all'esecuzione di Fratelli d'Italia made in Germany era stato sacrificato un altro mostro sacro come Giovanni Allevi, che in maglietta, jeans e scarpe da tennis aveva diretto l'Orchestra sinfonica della Rai al Teatro Gobetti di Torino il 31 gennaio 2011 per i 150 anni dell'Unità d'Italia. Una versione forse un po' troppo «moderna» per alcuni melomani ortodossi, ma tant'è. Allora come oggi la polemica si concentrò sulla nazionalità degli orchestrali: «Non crediamo che la radio tedesca si affiderebbe a un'orchestra italiana o di qualche altra nazione per proporre l'inno tedesco o che in Francia accetterebbero una Marsigliese suonata in Italia», avevano osservato parecchi ascoltatori di RaiRadio1 sempre sul portale Italradio. I puristi di allora saranno contenti.

O no?

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