L'Italia è fatta così. Abbandona per tre anni due soldati prigionieri in un Paese straniero e poi li sbeffeggia. Se fossimo stati altrove, probabilmente, per loro si sarebbero mossi i governi e opinione pubblica. In Italia no.
La diffidenza verso chi veste una divisa è diffusa. Sentimento che spesso si trasforma in ostilità: difficile dimenticare lo striscione con scritto "10, 100, 1000 Nassiriya", dopo la strage in Iraq. Una fetta importante degli italiani e dei grandi media, infatti, non s'indigna affatto per quanto accaduto ai due Marò, per l'incapacità dei governi di "riportarli a casa", per una storia che è diventata una favoletta da internauti. Quando invece dovrebbe essere una delle pricipali preoccupazioni della politica internazionale del Belpaese.
Da mesi sul web circola la domanda "E i marò?", diventata ormai un modo di dire ed una barzelletta. Per sbeffeggiare così chi chiede la liberazione dei due fucilieri, come se fosse un chiodo fisso nella testa di pochi "militaristi". Il prolungarsi dell'arresto, i continui rinvii delle corti indiane, il ritardo dell'Italia nella richiesta dell'arbitrato, hanno aiutato a rendere la vicenda un gioco.
Un gioco, appunto. Come quello che due studenti universitari poco più che ventenni hanno realizzato e diffuso oggi online. Si chiama "Marò Slug" e i protagonisti sono appunto i due marinai rappresentati nella loro uniforme bianca, copricapo compreso. L'obiettivo è riportarli a casa, sconfiggendo degli improbabili indiani che compaiono da ogni dove. "I Marò sono appena evasi - si legge sul sito - Sei pronto a salvarli? Sei pronto ad essere un vero italiano?".
L'intento che ha spinto i due giovani a crearlo, a sentirli, è puramente ironico. Eppure dimostra come sulla vicenda dei marò si sia ormai abbattuta una patina di ridicolo, aizzata dalle frange della politica ostili alle Forze Armate. Una patina distruttiva, almeno per l'immagine che l'Italia da di sé all'estero. Incapace di trattare con il giusto rispetto chi compie il proprio dovere in territori di conflitto.
"Volevamo strappare una risata, niente di più - assicura a ilgiornale.it Emiliano Negri, uno dei due ideatori - Non volevamo assolutamente sminuire la vicenda dei fucilieri, ma fare ironizzare su chi li usa per trovare consenso politico e di pubblico". "Solo satira - aggiunge - Ormai dire "E i Marò?" è diventato l'inno di chi non sa cosa dire, ma punta a prendere consensi facili, quando magari non è assolutamente interessato ai due fucilieri. La satira è invece un modo per puntare il dito su questa vicenda".
Quando gli facciamo notare che la questione internazionale è più complessa di un semplice gioco e che sono coinvolte anche le storie personali di due italiani, aggiunge: "La vicenda dei Marò, ne siamo consapevoli, è molto complicata e deve (dovrebbe) essere affrontata seriamente".
Eppure, scorrendo tra i commenti sul sito, si comprende come la serietà con cui la detenzione dei Marò dovrebbe essere affrontata, anche da parte dell'opinione pubblica, sia solo un auspicio. E poco più. Mentre ministri e politici hanno contribuito a stendere la coperta dell'indifferenza, l'opinione pubblica si è gettata sulla satira. Che li trasforma in barzelletta.
Dimenticando che Massimiliano Latorre e Salvatore Girone erano su quella nave su ordine dello Stato che li ha abbandonati.Meriterebbero rispetto, piuttosto che diventar protagonisti di un gioco online. Ma siamo in Italia.
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