L'odio che frena la ripartenza

L'odio che frena la ripartenza

L'atteggiamento ostile di Luigi Di Maio e dei Cinque Stelle nei confronti degli imprenditori è molto di più di un pregiudizio, è odio per chi nella vita ce l'ha fatta da solo, per chi ha accumulato e ridistribuito ricchezza secondo le leggi del mercato e non quelle del puro assistenzialismo. Sia chiaro, non pensiamo che tutti gli imprenditori siano dei santi, e neppure benefattori di professione, bensì il motore dello sviluppo della comunità cui appartengono. E come tutti i motori può capitare che si inceppino e necessitino di un tagliando o di un aggiustamento e nessuno, neppure tra i più bravi, può sfuggire a questa banale legge delle cose umane. Un conto però è fare pagare il conto del meccanico, altro gettare via una macchina che fino a quel punto ha ben funzionato e che ancora può fare migliaia di chilometri.

Volere mettere in ginocchio l'Ilva e Autostrade, tanto per fare due esempi all'ordine del giorno, è semplicemente una cosa da cretini. La produzione dell'acciaio è una delle ricchezze portanti di un paese (lo stabilimento Ilva di Taranto vale da solo oltre un punto di Pil) e sull'altro fronte non c'è la ben che minima possibilità che lo Stato si possa sostituire a un privato con maggiore efficienza e sicurezza nella gestione della nostra primaria rete stradale.

È vero, un ponte affidato ad Autostrade è crollato rovinosamente ma non è che le infrastrutture affidate alla gestione pubblica offrano più garanzie. Due giorni fa - ultimo caso in ordine di tempo - una voragine apertasi su una strada di Casoria ha inghiottito un camion, ci sono ospedali a pezzi ed edifici scolastici in cui piove dentro, tanto sono maltenuti. Non è odiando e criminalizzando gli imprenditori che questi problemi si possono risolvere. Non è indicandoli all'opinione pubblica come cinici assassini che si aiuta la lotta all'inquinamento ambientale e alle sue ricadute sull'uomo.

Perché non gli Stati e neppure i partiti ma gli imprenditori con le loro intuizioni e le loro ricerche hanno trovato tecniche produttive meno inquinanti e soluzioni ingegneristiche più sicure.

Questa gente non va massacrata ma aiutata - anche con regole più stringenti e sanzioni quando sbagliano - a fare sempre meglio e di più. Un imprenditore non vuole uccidere, è uno che prova a vivere meglio lui facendo vivere meglio tutti gli altri. Anche i Di Maio e i Toninelli.

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