Cronache

Foibe, quel gesto storico: mano nella mano a Basovizza

Il presidente sloveno Borut Pahor e Sergio Mattarella in visita nei luoghi del ricordo: deposta corona di fiori sulla foiba di Basovizza e presso il monumento ai quattro fucilati del Tigr

Foibe, quel gesto storico: mano nella mano a Basovizza

È un evento senza precedenti quello che si sta consumando in queste ore a Trieste. È la prima volta nella storia del confine orientale che un presidente sloveno rende omaggio alle vittime del comunismo titino, riconoscendo così gli orrori consumati dal regime jugoslavo.

I due capi di Stato, Borut Pahor e Sergio Mattarella, sono arrivati sul ciglio della foiba di Basovizza verso le undici di questa mattina (guarda il video), dopo aver lasciato la Caserma del 2° Reggimento Cavalleria Piemonte a Villa Opicina. Si tengono per mano, in silenzio, davanti alla corona di fiori appena deposta in memoria delle centinaia di italiani scaraventati nell’orrido triestino a guerra finita. Un luogo diventato monumento nazionale e simbolo della tragedia degli italiani di Istria, Fiume e Dalmazia.

Qualche attimo dopo la scena si ripete davanti al cippo che ricorda quattro irredentisti slavi dell’Organizzazione Rivoluzionaria della Venezia Giulia (Tigr): Ferdo Bidovec, Fran Marusic, Zvonimir Milos, Alojz Valencic, fucilati il 6 settembre 1930.

Dopo le tappe nei luoghi del ricordo, Mattarella e Pahor si sono spostati in centro città (guarda il video), per siglare la controversa cessione dell’ex hotel Balkan alla minoranza slovena di Trieste. L’edificio di via Fabio Filzi, che oggi ospita parte della biblioteca nazionale slovena e la scuola per interpreti e traduttori dell’università di Trieste, fu incendiato dai nazionalisti italiani il 13 luglio del 1920. All’epoca del rogo era sede delle organizzazioni degli sloveni triestini (“Narodni Dom”).

L’accordo per la sua restituzione è stato stretto nel 2017 dall’allora ministro degli Esteri, Angelino Alfano, che chiese come contropartita all’omologo sloveno Karl Erjavec di votare per l’assegnazione all’Italia della Agenzia europea per i medicinali (Ema).

“Il torto è stato corretto, giustizia è stata fatta. Oggi è un giorno di festa”, ha dichiarato Pahor dopo la firma del protocollo. “La restituzione del Narodni Dom - ha continuato il presidente sloveno - sembra essere un gesto scontato eppure, anche se è un atto legittimo e giusto, non lo è. Sono passati tanti anni, ma avrebbero potuto passarne ancora tanti altri. La restituzione è il frutto del nostro impegno condiviso e di azioni congiunte che lentamente si sono intessute in una bellissima armonia e fiducia reciproca”.

“La storia non si cancella”, ha detto Mattarella, auspicando che, “nel ricordo e nel rispetto delle sofferenze patite da una parte e dall’altra”, Italia e Slovenia sviluppino “collaborazione e condivisione del futuro, in nome dei valori oggi comuni di libertà, democrazia e pace”.

La cerimonia si è svolta alla presenza di un ristretto numero di persone e senza la partecipazione della stampa, ad eccezione di Rai Quirinale. Questo nei giorni scorsi ha sollevato le polemiche di diverse associazioni di esuli. Un altro punto controverso è la scelta di omaggiare anche i fucilati del Tigr, un’organizzazione terroristica che tra gli anni Trenta e Quaranta ha messo a segno numerosi attentati per annettere la Venezia Giulia alla Jugoslavia.

L’equiparazione dei due eventi storici, secondo i critici, “sarebbe impropria e ingiusta”.

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