Cronache

Lotta al crimine su Facebook, così ci difendono i governi

I governi di tutto il mondo richiedno informazioni al social di Mark Zuckenberg, e non solo, per indagini su individui sospetti

Lotta al crimine su Facebook, così ci difendono i governi

Facebook sempre più motore social e sempre più fonte di news e informazioni per i governi di tutto il mondo. Non è l'ombra del "Grande Fratello", ma semplicemente il risultato di un rapporto redatto da un'azienda californiana.

I governi ci spiano? No, troppo generico e complottistico. I governi ci difendono? Sì, e lo fanno con tutti i mezzi possibili. Uno tra questi è proprio il social da dove, molto probabilmente, state leggendo questa notizia. Esatto, Facebook. Nel primo semestre 2015 le domande, legate a indagini su crimini come rapine e sequestri, sono arrivate a quota 41.214, il 18% in più rispetto alle circa 35mila del secondo semestre 2014. È quanto emerge dal Global Government Requests Report, il rapporto redatto dal gruppo di Menlo Park dove è chiaro, come, l'utilizzo della piattaforma ideata da Mark Zuckenberg stia diventanto uno strumento sempre più importante contro il crimine. Infatti, nel primo semestre 2015 le domande, legate a indagini su crimini come rapine e sequestri, sono arrivate a quota 41.214, il 18% in più rispetto alle circa 35mila del secondo semestre 2014.

Al primo posto, con 26.579 richieste contro le 21.731 dei sei mesi precedenti, ci sono gli Stati Uniti. l'Italia si piazza al sesto posto: 1.816 richieste (erano 1.774 nel periodo precedente) relative a quasi 3mila utenti. Altro dato fornito dalla compagnia californiana è quello sulla restrizione dei contenuti, che rende inaccessbili alcuni post nei Paesi in cui violano leggi locali. In questo ambito domina l'India che triplicato con oltre 15mila contenuti giudicati proibiti perchè antireligiosi o perchè incitano all'odio. L'Italia, invece, non ha fatto alcuna richiest asu questo tipo di restrizioni.

Non solo Facebook, infatti anche altri social network collaborano con i governi per aiutare l'identificazione di criminali o di contenuti non adatti al pubblico del web.

Tra questi Twitter, Google, Apple, Microsoft, LinkedIn e Yahoo.

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