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L'outsider di lusso

Nel meccanismo perverso che contagia la politica ogni sette anni per l'elezione del capo dello Stato, nell'edizione 2022 per il mainstream di Palazzo ci sarebbero solo due opzioni

L'outsider di lusso

Nel meccanismo perverso che contagia la politica ogni sette anni per l'elezione del capo dello Stato, nell'edizione 2022 per il mainstream di Palazzo ci sarebbero solo due opzioni: o la conferma di Sergio Mattarella, o Mario Draghi. Ma non è così. O meglio, queste sono le due ipotesi più in voga, ma ci sono degli outsider da non trascurare. Anzi. C'è, per esempio, il nome di Pierferdinando Casini: partito dai lidi del centrodestra, posteggiato per un periodo al centro e ora eletto nelle liste del Pd come indipendente, che, non fosse altro che per la sua biografia politica, garantirebbe un po' tutti. C'è Marcello Pera, che piace alle istanze più populiste che convivono nella coalizione di centrodestra. Come, sull'altro versante, l'immarcescibile Romano Prodi che si è fatto interprete del sodalizio tra Pd e 5stelle. Oppure c'è Marta Cartabia che si è conquistata un ruolo «super partes» prima alla Consulta e poi al ministero della Giustizia. Più o meno quello che sta tentando di fare con minor fortuna il Commissario Ue Paolo Gentiloni.

Ma tra i possibili outsider l'elezione che avrebbe il significato politico più pregnante sarebbe indubbiamente quella di Silvio Berlusconi: l'outsider di lusso. La salita sul Colle più alto dell'uomo che ha caratterizzato la Seconda Repubblica, su cui si è incentrato il bipolarismo italiano, darebbe, infatti, il segnale che nel Paese si apre una nuova fase. Sarebbe l'immagine della pacificazione, con una magistratura che dopo le rivelazioni dell'ex magistrato Luca Palamara ha perso credibilità e insieme la fiducia di una larga fetta dell'opinione pubblica per la valenza politica di inchieste e processi. Ed ancora andrebbe al Quirinale uno degli uomini politici italiani più conosciuti a livello internazionale (basta rivedere su YouTube la standing ovation che salutò il suo discorso al Congresso americano nel marzo del 2006). Altro che riabilitazione! Semmai sarebbe un riconoscimento verso un personaggio che ha lasciato un segno più che tangibile negli ultimi trent'anni di Storia di questo Paese. E, contemporaneamente, un risarcimento verso la vittima più illustre dell'imbarbarimento della vita politica.

Insomma, con Berlusconi al Quirinale e Draghi a Palazzo Chigi si volterebbe pagina. Ci vorrebbe, però, una classe politica all'altezza. Come quella del Pci di una volta che per pacificare il Paese diede via libera all'elezione di Francesco Cossiga, dell'uomo di Gladio, al Quirinale. O proprio quel Cossiga che per scongelare i voti della Democrazia Cristiana non ci pensò due volte a nominare Giulio Andreotti senatore a vita, togliendo una macchina di voti dalla competizione elettorale. Tutte scelte che concorsero al passaggio dalla Prima Repubblica alla Seconda. E l'approdo del Cav al Colle aprirebbe, nei fatti, la strada alla Terza.

Erano, però, altri tempi e, appunto, c'era un'altra Politica.

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