L'ultimo mese del "governo Bonaccini"

L'ultimo mese del "governo Bonaccini"

S arà anche l'«effetto sardine», ma la politica italiana continua a trasformarsi giorno dopo giorno. L'ultimo mutamento di pelle ha toccato direttamente il governo che, superato almeno lo scoglio manovra, sta cercando di camuffarsi nella boscaglia per non stramazzare alla prima fucilata ben assestata. Il Conte 2, per ovvie ragioni di sopravvivenza, potrebbe essere definito il «governo Bonaccini», anche se il governatore uscente dell'Emilia Romagna difficilmente avrà un futuro a Palazzo Chigi nei prossimi anni.

Il «governo Bonaccini» è la cinica espressione di una tabella di marcia che, in questa fase, mette al centro le elezioni regionali del 26 gennaio in Emilia Romagna come evento spartiacque tra l'attuale (...)

(...) corso politico e quello successivo. Dalle parti del professor Conte, anzi, l'appuntamento ai seggi per scegliere il nuovo inquilino della Terza Torre di Bologna viene presentato come una consultazione locale che riguarda soprattutto gli abitanti di una delle Regioni più sviluppate, con un Pil pro capite di 35.300 euro. Ma tutti sanno che non è e che non sarà così.

Non è un caso che la compagine giallorossa abbia congelato rese dei conti e malumori interni proprio in vista della fatidica data del 26 gennaio. Per quanto sia sgangherata la maggioranza M5s-Pd-Italia viva-Leu, risulterebbe incomprensibile anche a una matricola universitaria di Scienze politiche una crisi a ridosso del giudizio di 3,4 milioni di cittadini.

A Conte e compagni non resta che studiare una strategia di gestione della poltrona che andrà adattata in ogni caso dopo le 23 di domenica 26 gennaio, all'uscita dei primi exit poll sulla sfida tra la sinistra di Stefano Bonaccini e il centrodestra di Lucia Borgonzoni. La prima mossa, soprattutto dell'area Pd, è stata quella di agevolare la nascita di movimenti civici, sardine in primis, per convogliare su Bonaccini un voto che normalmente grillini, antagonisti e centri sociali gli avrebbero negato con disprezzo. Il nuovo movimento di piazza è nato guarda caso a Bologna: il pretesto di tenere lontano il «fascista» Salvini è piuttosto un espediente per fare digerire il candidato del blocco di potere Pci-Pds-Pd che governa l'Emilia Romagna da sempre. Altro che volti nuovi. Lo stesso Bonaccini, relativamente giovane con i suoi 52 anni, è riuscito in carriera a districarsi tra movimenti pacifisti, incarichi dirigenziali nel Pds e mozioni pro Bersani e pro Renzi. E ora si sente investito da un'ondata più elitaria che popolare che tifa per lui come elemento di stabilità di un governo nazionale che rischia di disintegrarsi e di farsi sostituire in un futuro prossimo da un centrodestra a trazione sovranista imprendibile nei sondaggi.

L'operazione «governo Bonaccini» da parte dell'esecutivo di Roma è molto semplice: prevede un «piano A» e un «piano B». Se vincerà Bonaccini, l'esponente locale di sinistra verrà presentato come il simbolo di una rinascita nazionale di Pd e M5s, sconfitti in ogni tipo di competizione elettorale da un anno e mezzo. Della serie: l'aria è cambiata, Salvini non fa più paura, non facciamo fesserie e rilanciamo il governo giallorosso.

Il «piano B» è tutto da scrivere, ma facilmente immaginabile: con la possibile vittoria del centrodestra in Emilia Romagna ci sarà bisogno di una «resistenza nazionale» per tenere il centrodestra alla larga da Palazzo Chigi e, soprattutto, dal Quirinale nel 2022. Non si faccia illusioni chi spera di trovare un benemerito deciso a staccare la spina di questo governo per il bene del Paese.

Gabriele Barberis

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