L'unica vera sfida da non perdere

Attenzione a giocare con i numeri. La Spagna, per voce del ministro della Salute Salvador Illa, annuncia l'acquisto di 20 milioni di dosi del vaccino

L'unica vera sfida da non perdere

Attenzione a giocare con i numeri. La Spagna, per voce del ministro della Salute Salvador Illa, annuncia l'acquisto di 20 milioni di dosi del vaccino. Il suo collega inglese Matt Hancock ribadisce la stessa cifra e conforta l'impegno con un contributo di 150 milioni di sterline per accelerare la pratica. Il governo Conte si muove con prudenza, secondo usi e malcostumi, per il momento si tratta su 1,7 milioni di dosi per il mese di gennaio che verranno poi aumentate fino a 70 milioni per la prossima estate. Stavolta, però, non possiamo più sbagliare, non possiamo più delegare a task force, commissari e aziende sanitarie, una questione che riguarda la salute e soprattutto la vita, dunque nessun scaricabarile, nessuna promessa o rinvio, nessun verbo futuro ma qui e adesso, secondo scolastica e attualissima locuzione latina. È in ballo l'immagine di un Paese che sta barcollando nelle solite beghe condominiali e di fazione. Il vaccino deve essere una stazione di passaggio, per i cittadini un punto di arrivo, ma per lo Stato e il suo governo l'inizio di una nuova fase, un atto di coscienza sulla sanità, un disegno chiaro sugli investimenti da fare, nei tempi veri, giusti e non burocratici. Non ci sono altre soluzioni se non un lavoro di squadra, coinvolgendo le forze politiche, tutte, e quelle imprenditoriali perché il vaccino ha due funzioni cardinali: la salute dell'uomo e quella dell'economia, dunque della ragione di sopravvivenza. L'Italia, con Francia, Germania e Olanda, ha sottoscritto un contratto, nella scorsa estate con AstraZeneca e questo dovrebbe garantire ai Paesi una fornitura complessiva di 400 milioni di dosi mentre Ursula von der Leyen ha annunciato l'accordo con Pfizer-BioNtech per un approvvigionamento di 200 milioni di dosi, destinato a incrementare del cinquanta per cento. È la grande occasione per l'Europa di dimostrarsi davvero comunità, non di interessi finanziari e speculativi, ma realtà politica che supera le parti. Così per il nostro Paese, fuori da qualunque divisione ideologica e di partito. Davanti alla soluzione del problema non ci potranno essere, stavolta, movimenti pro o contro il vaccino, qualunque opposizione farà il male di chi sta cercando di uscire da questo dramma. Il numero delle dosi sarà il primo passo, quindi la distribuzione del vaccino non dovrà avere privilegiati.

È il momento di dimostrare di essere italiani, come abbiamo saputo fare nella prima fase del

Covid-19, quando fummo noi l'esempio per il resto dell'Europa e del mondo. La seconda parte di questo viaggio ci ha trovato purtroppo spiazzati, paradossalmente impreparati. Il vaccino non potrà concederci un terzo tempo.

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