C'è qualcosa di indegno nel decreto dignità e nel taglio delle cosiddette pensioni d'oro, quelle da oltre quattromila euro netti al mese che non corrispondano ai contributi versati. Le misure, targate Luigi Di Maio, hanno una caratteristica comune: danneggiano la classe media. Il primo passo è il ricalcolo dei «vitalizi» degli ex parlamentari approvato ieri. I 5 stelle hanno festeggiato ma la vera natura (nociva) della politica del governo sulle pensioni è dimostrata da Francesco Forte sul Giornale di oggi. Cosa accadrà in futuro? Il taglio sarà giudicato incostituzionale? La sforbiciata sarà estesa, presto o tardi, a tutte le pensioni, nessuna esclusa? La seconda possibilità esiste. Il grimaldello è proprio la decantata delibera contro i «vitalizi». Una volta stabilito il principio che si può rivedere un diritto acquisito, per quanto odioso, lo Stato potrà mettere le mani in tasca a tutti, con la scusa di ridistribuire la ricchezza. Una pensione di quattromila euro può essere definita «d'oro»? È una cifra da benestante ma una riduzione dell'assegno potrebbe mettere in difficoltà le famiglie che campano con quella cifra, per i noti problemi di disoccupazione. A proposito di lavoro. Il decreto dignità ha suscitato la reazione di artigiani e imprenditori, piccoli e medi. Invece di aiutare le aziende, il decreto mette nuovi paletti. Anche in questo caso, è penalizzata la classe media, la vera ricchezza dell'Italia e quindi il portafogli dal quale attingere ogni volta. Ma la borghesia è il cuore della nazione. Prima di essere una classe sociale è un atteggiamento verso la vita fondato su individualismo, creatività, proprietà e senso del limite. I borghesi non sono mai stati amati. Solo Silvio Berlusconi cercò di fare la «rivoluzione» rivolgendosi a loro, mal rappresentati nel mercato della politica.
Stupisce l'atteggiamento della Lega: quando arriverà l'autunno e i barconi non partiranno più, tutta l'attenzione si sposterà dall'immigrazione all'economia. A quel punto l'elettorato, già tartassato dai 5 stelle, chiederà a Matteo Salvini qualcosa di destra.
Se non arriverà in porto la flat tax, e sono molte le voci scettiche sull'attracco, il governo «del cambiamento» più modestamente proseguirà nel solco tracciato da innumerevoli esecutivi del passato: macellare quelle bestie mansuete chiamate borghesi.
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