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La Madia ha copiato la tesi? A sinistra farà di sicuro carriera

Da Augias a Galimberti, passando per Saviano: rubare qualche frase da un libro altrui contribuisce a creare una solida reputazione e fa curriculum

La Madia ha copiato la tesi? A sinistra farà di sicuro carriera

Ieri il Fatto quotidiano ha pubblicato un'inchiesta sulla tesi di dottorato di Marianna Madia, ministro per la Semplificazione e Pubblica amministrazione. Ampi stralci dello studio sarebbero stati realizzati col metodo del «copia e incolla». Il ministro avrebbe prelevato, senza indicare la fonte, brani da testi altrui, per un totale di 4mila parole, un discreto numero tenuto conto della relativa lunghezza del documento (94 pagine).

Dopo la lettura del Fatto quotidiano, Madia ha postato su Twitter l'intera tesi, accompagnata da un cinguettio agguerrito: «Nessuna anomalia. Valuteranno i giudici il danno che ho subito oggi». Per un caso simile, nel 2011, l'allora ministro della Difesa Karl-Theodor zu Guttenberg rassegnò le dimissioni dopo una telefonata alla cancelliera tedesca Angela Merkel. Tuttavia siamo in Italia e, se lo scoop del giornale risultasse confermato, l'incidente potrebbe spalancare alla Madia le porte di Palazzo Chigi. Nel nostro Paese, saccheggiare le pubblicazioni altrui non è un demerito. Anzi. Può essere il preludio a una promozione o a una gratificazione.

Corrado Augias ha copiato l'ultima pagina di Disputa su Dio e dintorni, libro in cui discetta sull'esistenza dell'Altissimo. Peccato che le conclusioni siano identiche a quelle esposte dal biologo Edward Wilson nel suo bestseller La creazione. Risultato? Augias è stato chiamato a condurre una trasmissione di libri su Raitre.

Roberto Saviano è stato condannato fino all'ultimo grado di giudizio per aver copiato da quotidiani locali alcuni passaggi di Gomorra. Risultato? Se non lo hanno già candidato al premio Nobel per la letteratura poco ci manca.

Umberto Galimberti ha copiato, per saggi accademici e no, il lavoro di numerosi colleghi, finendo in cattedra. Risultato? È editorialista de la Repubblica (come Saviano e Augias, per singolare coincidenza) e ospite fisso di tutti i festival degni e anche indegni di questo nome. Anche in università tutto a posto, l'episodio (ripetuto) non ha avuto alcuna vera conseguenza.

Insomma, rubare qualche frase da un libro altrui contribuisce a creare una solida reputazione e fa curriculum, nonostante lo scetticismo manifestato dal ministro del Lavoro Giuliano Poletti.

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