Resta incinta a 16 anni e il compagno viene denunciato: "Siamo una famiglia"

Si erano incontrati casualmente e avevano iniziato una relazione nonostante la grande differenza di età. Da quel momento hanno sognato un futuro insieme, nonostante le accuse per adescamento di minore

Resta incinta a 16 anni e il compagno viene denunciato: "Siamo una famiglia"

Si erano conosciuti nel 2014 in una palestra. Lei, musulmana, aveva 13 anni, lui, cattolico, 36. L'uomo l'aveva avvicinata con una scusa e i due avevano cominciato a chiacchierare trovando vari interessi in comune. La frequentazione era continuata anche sui social dove si erano affiatati sempre di più. La minorenne, prima un po' restia, negli anni aveva accettato non solo i complimenti ma anche regali e somme di denaro dal 36enne che inizialmente aveva mentito sulla sua età.

Quando i due avevano cominciato a farsi vedere in giro sempre più spesso, i genitori della ragazza avevano capito che qualcosa non andava. Cercando di vederci chiaro avevano scoperto la relazione e la vera età dell'uomo, quindi avevano proceduto con la denuncia. Ieri, però, a Tolentino, in provincia di Macerata, il giudice ha assolto l'imputato accusato di adescamento di minore.

In tribunale

In aula erano presenti da una parte i genitori della ragazza e dall'altra i due amanti. Nel corso del processo l'uomo ha confermato di aver avuto rapporti sessuali con la compagna mettendola incinta quando aveva poco più 16 anni, ma a ciò ha aggiunto di averlo fatto solo per amore. A confermare le parole dell'uomo, la giovane, ora maggiorenne, ha assicurato di non aver mai subito alcuna violenza.

Durante la sua testimonianza ha, invece, rivolto le sue accuse contro il padre per non averla appoggiata nella sua scelta dichiarando: "Mentre venivamo in procura per la denuncia, mio padre mi ha minacciata per costringermi ad accusare il mio compagno. I motivi sono legati solo alla religione e all'età. Ma io voglio restare con lui e con nostro figlio: siamo una famiglia". La coppia musulmana d'altra parte ha continuato a sostenere la colpevolezza dell'uomo ritenendo che la figlia è una vittima che è stata soggiogata per anni.

Durante l'ultima udienza l'accusa ha chiesto la condanna a un anno di reclusione per l'imputato. La difesa, invece, ha continuato a rimarcare sul fatto che la ragazza, all'epoca dei fatti, fosse capace di intendere e volere e per questo motivo il caso non costituisce reato. Alla fine il giudice ha assolto l'imputato dichiarando che "il fatto non sussiste".

L'avvocato dell'uomo ha commentato il successo ottenuto:"Ora finalmente questa

coppia potrà vivere serenamente insieme. Entrambi lavorano, e di recente anche il tribunale per i minori ha consentito al piccolo di stare a casa con il padre. La famiglia è felicemente riunita".

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