Avrebbero rivelato notizie riservate sulle indagini sul boss latitante Matteo Messina Denaro ad un uomo ritenuto vicino a Cosa nostra. Con questa accusa la Procura di Palermo ha fatto scattare le manette ai polsi di un ufficiale della Dia di Caltanissetta e a un carabiniere in servizio a Castelvetrano, paese di origine del capomafia. In manette è finito anche l'ex sindaco di Castelvetrano, Antonio Vaccarino, in passato in contatto epistolare con il boss latitante. Le accuse contestate sono rivelazione di notizie riservate, favoreggiamento e accesso abusivo a un sistema informatico. Il provvedimento è stato emesso dal gip Piergiorgio Morosini su richiesta dell'aggiunto Paolo Guido e dei sostituti Pierangelo Padova e Francesca Dessì.
Il tenente colonnello Marco Zappalà, un ufficiale dei carabinieri in servizio alla Direzione investigativa antimafia di Caltanissetta, è accusato di rivelazione di segreto d'ufficio, accesso abusivo a sistema informatico e favoreggiamento. Giuseppe Barcellona, un appuntato dell'Arma che lavora alla Compagnia di Castelvetrano, accusato di rivelazione di segreto d'ufficio e accesso abusivo a sistema informatico.
Il cerchio intorno al superboss mafioso si stringe sempre di più. In questi ultimi anni sono stati arrestati uomini e donne vicino al latitante più ricercato d'Italia. Sono stati svelati anche i rapporti tra politica, logge massoniche e mafia con al centro il comune di Castelvetrano, sciolto per mafia. Le indagini hanno portato alla luce una fitta rete di interessi socio-economici che ha permesso in questi anni di coprire la latitanza di Messina Denaro. Non ultimo, alla corsa per la poltrona di primo cittadino è stato arrestato persino uno dei candidati sindaco. "A Castelvetrano non ci sono solo le ultime confuse tracce di Matteo Messina Denaro; c'è anche il laboratorio di un nuovo, spregiudicato sistema di potere che, all'ombra di una loggia massonica, aveva mescolato carriere, protezioni, appalti, assunzioni, promesse, licenze", ha detto recentemente il presidente della Commissione regionale antimafia Claudio Fava, secondo il quale "poco importa che la parola mafia non compaia negli atti dei magistrati di Trapani: ciò che preoccupa è il modo esibito e impunito con cui pezzi del sistema politico si erano messi al servizio di un disegno criminale disposto a comprare, violare e corrompere tutto e tutti".
Lo stesso procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero De Raho, ha assicurato che le indagini sull'ultimo grande boss sono sempre più vicine a concludersi. "Matteo Messina Denaro verrà arrestato nel giro di non più di un anno. La mia esperienza personale mi induce a pensarlo. Tutti i boss che sembravano imprendibili alla fine sono stati arrestati, li abbiamo presi uno alla volta. Ci stiamo lavorando, le reti vengono individuate: non si può non arrivare all'arresto, a meno che non ci siano forze contrarie". Secondo Cafiero De Raho, inoltre, Messina Denaro non si troverebbe lontano dal territorio.
"Si tratta dall'unico vertice ancora libero, dell'ultimo Corleonese che ha partecipato alle stragi di Palermo e a quelle continentali - ha spiegato - un uomo così non si allontana dal territorio, un capo non lo lascia. Bisogna continuare a tagliare il giardino di ortiche che gli sta attorno".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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