Cronache

La mafia dell'Est investe nelle città d'arte italiane

L'allarme della Dia: "Georgiani, ceceni e ucraini muovono ingenti capitali in città d'arte e investono nell'immobiliare e nelle strutture ricettive". Le gang moldave specialiste nei furti su commissione, come al Museo di Verona

La mafia dell'Est investe nelle città d'arte italiane

C’è un nuovo fenomeno che inquieta gli investigatori: la mafia dell’Est, o comunque quella radicata nei gruppi originari dell’ex Urss, sta investendo cospicui capitali nelle città d’arte e nelle mete turistiche più esclusive e prestigiose.

Secondo quanto riportano gli inquirenti nella nuova relazione semestrale della Dia, si starebbero registrando molti investimenti immobiliari, in strutture alberghiere e ricettive, accompagnati da notevoli spostamenti finanziari di capitale. Ciò sembra autorizzare l’Antimafia a pensare che, oltre ai classici affari gestiti dalle gang già note (che prediligono rapine e soprattutto il contrabbando d’armi e sigarette), ci sia un livello più alto e strutturato, una sorta di cupola che unisce, in una confederazione criminale, i capi dei gruppi criminali “nazionali”.

Questa ipotesi investigativa sembra coinvolgere la malavita cecena, quella uzbeka, l’ucraina, la moldava e la georgiana che “organizzate secondo criteri etnici, territoriali o corporativi, sono dedite all’investimento in città d’arte e in località turistiche esclusive, di ingenti capitali in campo finanziario, immobiliare e turistico-alberghiero”.

Ma all’offensiva economica non corrisponderebbe una pari presenza sul territorio nazionale italiano. “I citati investimenti, in ogni caso – si legge nel documento – non si sarebbero tradotti in un radicamento di formazioni criminali provenienti dai Paesi dell’ex Urss in Italia”.

Le mafie “nazionali” hanno tutte specialità differenti. I gruppi russo-georgiani confermano l’attitudine alle rapine “con tecniche militari” e al contrabbando di sigarette. I moldavi si confermano leader, con gli ucraini, nello sfruttamento della prostituzione e nei reati predatori.

E proprio su quest’ultimo fronte c’è da registrare un importante (e non trascurabile) salto di qualità. I moldavi avrebbero da qualche tempo iniziato a lavorare su commissione, organizzando importanti furti d’arte. È il caso del colpo al museo di Castelvecchio a Verona da dove, nel novembre del 2015, vennero trafugate le opere di Tintoretto, del Mantegna e di Rubens. A maggio scorso, la polizia arrestò dodici persone, nove dei quali moldavi, altri tre italiani. Le opere vennero rintracciate a Odessa, in Ucraina.

Le gang ucraine, invece, avrebbero intrapreso affari con i trafficanti di migranti e si sarebbero messi a disposizione come scafisti.

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