Cronache

Aveva un tumore al cervello, ma la curavano con paracetamolo

Il marito di una insegnante 54enne ha denunciato un caso di malasanità: la moglie aveva un tumore al cervello e i medici la curavano con paracetamolo. Si era recata tre volte al pronto soccorso

Aveva un tumore al cervello, ma la curavano con paracetamolo

Il marito di una docente 54enne ha denunciato alla stampa un caso di malasanità: la moglie, Alessandra Taddei, aveva un tumore al cervello e i medici la curavano con paracetamolo. Si era recata tre volte al pronto soccorso. A Repubblica, l’uomo ha raccontato che la consorte gli ripeteva spesso di sentire come una tenaglia che le stringeva la testa. Quel forte dolore l’aveva costretta a recarsi per ben tre volte in pronto soccorso al Dea di Verbania, ma sempre era stata rimandata a casa con l’indicazione di assumere Tachipirina. L’ultima volta il marito aveva anche chiamato i carabinieri: “Io ero disperato, quantomeno la terza volta avrebbero dovuto approfondire con esami più specifici. Mia moglie aveva un grosso tumore al cervello ed è stata mandata a casa con diagnosi di cefalea e paracetamolo".

Perché non ha sporto denuncia

Alessandra, insegnante di matematica e scienze alle medie Quasimodo di Verbania, è morta lo scorso 20 agosto, dopo un anno di calvario. Adesso il marito, Francesco Costa, ha deciso di raccontare quello che è successo, affinché i medici siano portati a dare diagnosi con meno leggerezza. Costa si chiede con che spirito potrà tornare in un pronto soccorso, dove si è sentito umiliato e non preso in considerazione. L’uomo ha deciso di non sporgere denuncia presso le forze dell’ordine perché la moglie non si sarebbe comunque salvata, ma se i medici avessero approfondito fin dall’inizio i suoi sintomi, avrebbe avuto delle risposte e avrebbe sofferto meno. Invece marito e moglie sono dovuti andare all’ospedale San Raffaele di Milano per avere le risposte alle loro domande.

Il mal di testa non andava via

Tutto ha avuto inizio il 13 settembre del 2021. L’uomo ha ricordato:“Mia moglie ha sempre sofferto di mal di testa, quella sera aveva dolori forti. Quella notte alle 3,07 andammo in pronto soccorso. Fu dimessa alle 4,44. Anamnesi: cefalea senz’aura, presente da anni e acutizzatasi questa notte. Prescrissero delle gocce e paracetamolo. La visita neurologica diceva lucida e orientata”. Venne dimessa ma il pomeriggio seguente tornò in ospedale a bordo di un’ambulanza perché il dolore era ancora persistente. Venne quindi rimandata a casa la sera stessa con anamnesi “crisi cefalgica in paziente affetta da emicrania”, altro paracetamolo 1000 in caso di necessità. Tornata nella sua abitazione, la 54enne continuava a stare male e non riusciva ad alzarsi dal letto per il forte mal di testa. Il 21 settembre chiamarono ancora il 118 e alle 14.38 la donna tornò per la terza volta al pronto soccorso e venne dimessa dopo solo due ore con la stessa anamnesi. Non si reggeva in piedi.

Il tragico verdetto

A quel punto Costa chiese al personale medico di approfondire la situazione con esami diagnostici. “Loro rimandarono al 25 settembre, quando già avevamo appuntamento per una risonanza magnetica dopo esserci rivolti a un neurologo. Così ho deciso di andare dai carabinieri a Intra che mi hanno ascoltato, quasi piangevo nel raccontare quanto stava succedendo”, ha affermato il marito della donna. Dopo tornò in ospedale chiedendo di parlare con un medico: “Quando arrivò gli chiesi con chi stessi parlando, mi rispose solo dicendomi il suo nome e invitandomi a denunciarlo, mi disse “mi denunci, mi denunci pure” sbattendo la porta alle spalle”. Nel tardo pomeriggio la paziente venne dimessa dal pronto soccorso per la terza volta e dovette tornare a casa su una sedia a rotelle perché non riusciva a camminare.

Il 24 settembre è entrata al San Raffaele di Milano in codice arancione. Dopo alcuni esami, tra i quali una Tac, il tragico verdetto: una massa voluminosa premeva contro il cervello, era un tumore. Dopo aver subito un intervento chirurgico si è sottoposta alla radioterapia ma il tumore era tornato. Lo scorso 20 agosto la Taddei ha perso la sua battaglia contro il cancro.

“Mi chiedo perché nessuno, vedendo che era un caso sospetto, non abbia mandato mia moglie a Domodossola o Novara dove c’è la neurologia, so che mia moglie non si sarebbe salvata ma almeno non avrebbe sofferto quei giorni in più finché siamo dovuti andare in Lombardia”, si chiede adesso il marito.

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