Cronache

"Eutanasia negata": il malato terminale vuol morire in diretta Facebook

Alain Cocq, il 57enne malato terminale francese, ha deciso di trasmettere la sua morte in diretta Facebook: "Non voglio più soffrire"

"Eutanasia negata": il malato terminale vuol morire in diretta Facebook

Volitivo, combattente e tenace fino all'ultima tappa del suo percorso. Alain Cocq, il 57enne malato terminale francese, ha deciso di porre fine alle sue atroci sofferenze: "Non ho più una vita dignitosa. Ora voglio morire in pace", annuncia su Facebook.

Trentaquattro anni inchiodato ad una sedia a rotelle, con una sacca sull'addome e un sondino tra naso e gola. Da quando ha scoperto di essere affetto da una disfunzione rara, alla giovane età di 23 anni, Alain gioca a dadi con la vita: ogni respiro nuovo è una piccola, dolorosa conquista. Un calvario cominciato quasi per caso, a seguito di una caduta dalle scale che gli aveva causato lo slegamento di un ginocchio. Quando i medici lo operano riscontrano un ''raro caso assenza o insufficienza della circolazione sanguigna all'interno degli organi e dei tessuti": nel suo corpo non scorre una goccia di sangue. La malattia che gli viene diagnosticata non ha neanche un nome, forse una forma anomala di ischemia: "Le pareti delle mie arterie si uniscono: si sa che tre persone nel mondo hanno questa malattia. Gli altri due sono deceduti", spiega in un'intervista al quotidiano francese AFP. Da quel momento, inizia una lunga e faticosa corsa contro il tempo: "Un medico mi aveva detto che sarei morto in 15 giorni".

Dopo la diagnosi, Alain imbocca un tunnel cieco, senza via d'uscita. Cionostante, non si dà per vinto e comincia la sua battaglia per un ''fine vita dignitoso''. Nel 1993 reclama le sue spettanze alle Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo: lotta per sé stesso e tutti i disabili del mondo. Nel '94, sebbene la malattia lo costringa in carrozzina, comincia un tour per l'Europa che lo conduce a Bruxelles nel 1998 e alle Nazioni Unite di Ginevra nel 2008. Ma questo viaggio, che gli costa cinque attacchi di cuore e sette ictus, sarà l'ultimo. Soldato instancabile, negli anni successivi, non getta le armi arrivando a partecipare - fermo in un lettiga ambulatoriale - a diverse manifestazioni dei "gilet gialli" a Digione. Non si arrende fino al giorno in cui si accorge che le forze lo stanno abbandonando. "Ho già avuto nove operazioni in quattro anni. A poco a poco, tutti gli organi vitali saranno interessati - racconta ai media francesi - Ogni due o tre secondi mi vengono scariche elettriche. Sono al massimo della mia morfina. Hanno provato dosi più alte ma sono quasi morto”.

Alain decide quindi di farla finita. Non senza compiere però un'ultima prodezza d'armi: fare appello al presidente Emmanuel Macron. "Chiedo, in modo compassionevole, l'autorizzazione alla professione medica a prescrivermi il pentobarbital (un barbiturico). - scrive nella missiva -Solo il presidente lo può permettere. Così posso andarmene in pace e senza intoppi. Altrimenti, interrompo ogni trattamento: sarà sofferenza. Il modo in cui partirò dipende dal presidente”. Il 25 agosto ottiene un confronto telefonico con il consulente sanitario della presidenza, Anne-Marie Armanteras. Più tardi giunge il diniego rammaricato del presidente francese: "Non posso mettermi al di sopra delle leggi quindi non sono in grado di soddisfare la sua richiesta. Non posso chiedere a nessuno di andare oltre il nostro quadro legale attuale". Per il 57enne si spegne l'ultima speranza di vedere riconosciuti i propri diritti ''di una morte dignitosa", come lui stesso ripete da anni. "Non chiedo suicidio assistito o eutanasia - si difende -ma massima cura. Perché sto solo cercando di evitare sofferenze disumane ”, un'agonia ad oggi inevitabile per la legge Leonetti sul fine vita. "La legge consente la sedazione profonda solo poche ore dopo la morte. Ma io sono nella fase finale da 34 anni!".

Senza più un appiglio, Alain decide di interrompere le cure palliative annunciando di trasmettere la sua morte in diretta Facebook affinché "i francesi si rendano conto di quale sia l'agonia richiesta dalla legge Leonetti ". Ieri l'annuncio ufficiale in un post: "Ho deciso di cessare ogni alimentazione, idratazione e cura, salvo i calmanti, da questo venerdì fino al tramonto''. L'agonia durerà circa 4 giorni: "Me ne andrò con una pistola in spalla, cioè in combattimento". Intanto, fuori dalla porta del suo modesto appartamento nel quartiere Grésilles, a Digione, campeggia un cartello: “Cocq Alain.

Vietata la rianimazione", recita la scritta.

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