Manca senso civico. Le realtà sono d’accordo: basta tergiversare

Il percorso di chiarezza compiuto su temi come scuola, famiglia, libertà, autonomia, parità, pluralismo educativo è ormai ad un punto di non ritorno

Manca senso civico. Le realtà sono d’accordo: basta tergiversare

A vent’anni dalla Legge sulla parità abbiamo detto tutto, abbiamo chiarito tutte le letture distorte e ideologiche, abbiamo raggiunto consapevolezze e certezze che possono essere sintetizzate in tre punti, rimandando al sito www.ildirittodiapprendere.it i vari approfondimenti.

Sia chiaro: non è più tempo degli slogan divisivi; ora anche alla politica si domanda un comportamento adulto che non cerca più solo la visibilità ma risolve le questioni. Non si può sempre sperare in una catastrofe o in un virus che sposti l’attenzione: ora i cittadini sono quanto mai concentrati sul diritto.

Il percorso di chiarezza compiuto su temi come scuola, famiglia, libertà, autonomia, parità, pluralismo educativo è ormai ad un PUNTO DI NON RITORNO. L’ideologia oggi non trova un muro di gomma, ma un muro di cemento armato, fatto di dati certi con i quali deve misurarsi.

Le istituzioni non si trovano più di fronte una varietà di argomentazioni che le legittimano all’inerzia… Non c’è più spazio per rispondere con slogan del tipo “senza oneri per lo Stato”, “la scuola privata dei ricchi per i ricchi”, “la scuola confessionale” e sciocchezze simili. Non sto a riportare qui pagine e pagine che si possono leggere direttamente sul sito “Il diritto di apprendere”.

L’unica lettura di diritto possibile, anche per un Ministro di transizione (in sei mesi tre…):

Il diritto all’Istruzione è un diritto inviolabile dell’uomo;

Il diritto all’istruzione, in quanto diritto assoluto, deve tradursi nella possibilità accordata ai genitori di scegliere, anche al di fuori della scuola pubblica statale, l’attività educativa che intendono impartire ai propri figli.

La garanzia del diritto all’istruzione domanda libertà di scelta educativa e pluralismo formativo. Una scelta può esservi in quanto tutte le varie scuole pubbliche siano costituzionalmente consentite, e quindi anche la scuola pubblica non statale sia salvaguardata, e il cittadino sia libero di frequentarla.

E’ l’Ocse ad indicare la via, e lo fa attraverso due parole: equità e qualità. L’unico passaggio, di fatto, che la storia suggerisce è 1) l’individuazione del costo standard di sostenibilità per allievo nelle forme che si riterranno più adatte al sistema italiano, 2) la conseguente possibilità di scegliere, per la famiglia, fra buona scuola pubblica statale e buona scuola pubblica paritaria.

I pronunciamenti in merito a questa soluzione si sono sprecati a destra e a sinistra; le ultime elezioni sembrano aver riproposto il bipolarismo e comunque anche i pentastellati, da due anni al governo, non solo non hanno tagliato i 500 euro elargiti all’allievo che sceglie le paritarie, contro i 10 mila spesi per l’allievo della statale, ma avrebbero dato con l’ultima finanziaria 12.5 milioni di euro ai disabili dell’infanzia (1.500 euro a testa, pensando che, nel passaggio alla primaria, non gli occorra più il sostegno, essendo guarito miracolosamente dopo un viaggio estivo a Lourdes… e la differenza chi ce la mette?)

Si rimanda a questa convergenza: https://formiche.net/2019/08/passaggio-storico-costo-standard-coinvolge-centrosinistra-centrodestra/

Con il Seminario del 14.11.2019 a Roma tre i punti maturati

1) una chiara posizione di diritto; allo scopo suggerisco di leggere il magistrale intervento della Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti CASELLATI. (clicca qui per l’intervento)-

2) Il valore del pluralismo educativo da garantire e non perdere. Chiaro l’intervento del Card. Gualtiero BASSETTI, Presidente dei Vescovi Italiani. (clicca qui per l’intervento).

3) La chiara volontà dei presenti tutti a schierarsi a garanzia dei tre diritti; diritto di apprendere, diritto della libertà di scelta educativa, diritto di insegnamento senza discriminazione economica. E’ qui che si colloca il costo standard di sostenibilità come strumento per uscire dalla zona franca che legittima l’inerzia. Venga declinato dalla politica come vuole… Ma che si attui!

A parole la politica converge oltre ogni schieramento … dunque si attende la riapertura del tavolo di lavoro proprio sul costo standard, indetto dalla Ministra Fedeli nel 2018. https://formiche.net/2019/11/non-lennesimo-convegno-quindi-ora-cosa-si/

La sfida sembra essere stata raccolta da senatori che accettano un confronto trasversale al Convegno “Libera Scuola in libero Stato” del 13 febbraio 2020. Dal programma emergono voci di spicco a destra e a sinistra; tutte le associazioni di categoria sono chiamate a dire le propria perché dalle parole si passi ai fatti. Sono presenti i gestori delle scuole cattoliche (USMI e CISM, che hanno già chiarito il 14.11.2019, semmai fosse necessario, che ciò che conta è la responsabilità educativa esercitata in modo libero senza alcun condizionamento economico), i gestori delle scuole laiche (ANINSEI)da sempre in prima linea per rivedere le linee di finanziamento del sistema scuola; i genitori delle scuole statali (AGE) e paritarie (AGESC). Se con il documento “Autonomia, parità e libertà di scelta educativa” del 2017 il sì del comparto associativo (Fidae, Fism, Agidae, Confap, Agesc, Cdo-Foe, Cism e Usmi) è stato ribadito il 14.11.2019, possiamo pensare che ora non manchi proprio nessuno. I sindacati hanno strizzato l’occhio come i funzionari del Miur (tutto documentato) ad un processo di chiarezza … si applichino o meno i costi standard questo processo non si può fermare.

Dunque, dal 13.02.2020 mi aspetto un gesto di responsabilità: la riapertura del tavolo di studio del costo standard e un serio lavoro trasversale politicamente perché, se a parole il bipolarismo è concorde, ora è il tempo di agire. La politica è diventata maggiorenne… e lo Stato ritroverà il suo ruolo di favorire la solidarietà della società civile. In sostanza, dal 13.02 le cose non saranno più come prima e ci si troverà di fronte ad un bivio:

dare alla legge 62/2000 le misure applicative, oppure

dichiarare che è compito dello Stato educare i figli e che solo il ricco può permettersi il lusso della scelta; il povero si deve accontentare. Quindi si sposa apertis verbis un sistema scolastico classista, regionalista, discriminatiorio… iniquo; quindi non si promettano posti di lavoro o un sistema di qualità nella Scuola, perché senza autonomia, parità e libertà tale promessa è un inganno.

Si individui il costo standard e lo si applichi con le più svariate leve fiscali (dalle convenzioni al buono scuola, dalla detrazione al voucher), ma da qui non si scappa, pena l’inganno conclamato.

Nessun favore si domanda ai politici, nessuna falsa promessa si pretende la loro: si chiede che venga garantita la libertà di scelta educativa dei genitori, che hanno già pagato le tasse, in un pluralismo educativo

che incentivi la buona scuola pubblica – statale e paritaria – come ascensore sociale. Nessun politico tema di perdere la poltrona su questi temi: se non li affronta e non li risolve, l’ha già persa agli occhi di chi pensa.

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