Cronache

Mangiano e svengono: il giallo delle derrate contaminate

In Toscana è caccia al lotto di tonno che potrebbe aver scatenato una intossicazione alimentare in 10 persone che hanno consumato il prodotto in tre diversi ristoranti. Forse le sostanze per ravvivare il colore del pesce all’origine dei malori

Mangiano e svengono: il giallo delle derrate contaminate

Un pranzo che ricorderanno per sempre. Purtroppo, però, non per i deliziosi piatti serviti in tavola che hanno allietato il palato bensì per problemi di salute che sono seguiti al consumo di un alimento. Nove persone, infatti, sono finite al pronto soccorso dopo aver mangiato tonno cucinato in modi differenti in due diversi ristoranti fiorentini tra l’1 ed il 3 giugno. Gli avventori hanno accusato nausea, vomito e, come ha reso noto la direzione di Asl toscana centro, episodi sincopali tra cui perdita di lucidità e svenimenti. Una situazione delicata ma che, per fortuna, a parte qualche dolore e la normale paura si è risolata senza gravi conseguenze. I pazienti, a seguito delle cure, sono stati tutti dimessi dagli ospedali San Giovanni di Dio e Santa Maria Nuova. In realtà i casi potrebbero essere 10: nelle ultime ore un’altra persona, cliente di un ristorante di Portoferraio, nell’isola d’Elba, avrebbe accusato problemi di salute simili. Questo episodio è stato segnalato dal centro antiveleni di Firenze.

L’Asl è stata allertata il 2 giugno, giorno in cui otto persone hanno segnalato i sintomi in seguito alla consumazione di tonno fresco, in varie forme. Nella mattina di giovedì si è poi aggiunto un altro soggetto che si è recato in ospedale dopo aver mangiato lo stesso prodotto. A quel punto sono subito entrati in azione i tecnici della Unità Funzionale di Sanità Pubblica Veterinaria e Sicurezza Alimentare che si sono recati nei due ristoranti per valutare le condizioni igieniche generali e controllare lo stato di conservazione del tonno incriminato e per ricostruirne la tracciabilità. Nel corso dell’ispezione sono stati raccolti, fa sapere l’Asl, alcuni campioni che sono stati poi consegnati al all’istituto zooprofilattico sperimentale di Lazio e Toscana per le analisi chimiche e batteriologiche del caso.

Successivamente i tecnici della prevenzione sono andati al centro di distribuzione di Firenze che ha rifornito i due ristoranti e qui hanno bloccato i quantitativi riconducibili al lotto incriminato. Avviata la procedura di allerta, anche se al momento, come annuncia l’Asl, "non si hanno ipotesi attendibili circa il contaminante che possa aver causato l’episodio". Questo perché le persone coinvolte hanno riportato sintomi definiti "atipici". In Toscana è così scattata la caccia al lotto di tonno incriminato che potrebbe essere la causa dell’intossicazione alimentare. Il centro di distribuzione all’ingrosso, evidenzia il Corriere della Sera, sarebbe già stato individuato. Adesso si cerca di capire quali esercizi abbiano acquistato il tonno in questione.

"In base ai primi accertamenti, quella che ha colpito nove diverse persone fra Firenze e Livorno, potrebbe essere un'intossicazione da nitriti. Un eccesso di queste sostanze infatti, fa salire i valori della metaemoglobina, alterando il trasporto di ossigeno dell'organismo". A spiegare a la Nazione cosa può essere capitato ai clienti che hanno consumato tonno in tre diversi ristoranti toscani, è il professor Guido Mannaioni, direttore di Tossicologia medica della Aou Careggi di Firenze e del Centro antiveleni. Il professore ha ricordato che si stanno attendendo le analisi della Asl sul tonno ma afferma che i primi accertamenti fanno ipotizzare che si tratti "un'intossicazione da cibo che ha provocato una metaemoglobinemia, ovvero la trasformazione dell'emoglobina in metaemoglobina. In pratica, il trasporto dell'ossigeno nell'organismo, che avviene attraverso l'emoglobina, diventa molto meno efficace, con le conseguenze del caso".

Le possibili cause potrebbero essere legate ai nitriti e nitrati, sostanze che servono a conservare il tonno e altri alimenti e che consentono di mantenere il colorito roseo tipico del prodotto fresco."Se però il quantitativo usato è eccessivo può diventare tossico e provocare la metaemoglobinemia", ha evidenziato Mannaioni che ha aggiunto come questa forma di intossicazione è "abbastanza rara" mentre è più frequente "anche se comunque sporadica, la sindrome sgombroide, legata sempre al consumo di tonno e altri pesci". Nel paziente di Livorno la presenza di metaemoglobine era in quantità così importante "da richiedere la somministrazione dell'antidoto, il Blu di Metilene".

Per evitare queste intossicazioni, il professore consiglia di seguire le corrette procedure previste dalla legge: "Siamo quello che mangiamo e il mancato rispetto delle regole è molto pericoloso: oltre alla metaemoglobinemia dovuta all'eccesso di nitriti, esistono la sindrome sgombroide legata al deterioramento del pesce, con il conseguente aumento di istamina, e molte altre intossicazioni gravi come la giardiasi, la salmonellosi e la ciguatera, tutte legate a errori di trattamento e conservazione del cibo". Lo stesso Mannaioni ha infine suggerito di prestare massima attenzione alla comparsa dei primi sintomi di intossicazione. A quel punto, è l’esortazione del professore, "è sempre opportuno andare al pronto soccorso. Altre patologie come giardiasi e salmonellosi hanno un decorso più lento e insidioso: rivolgersi ai medici resta comunque essenziale appena si ha il sospetto di un problema di questo tipo". Mai, quindi, sottovalutare sintomi.

Un po’ di attenzione consente di evitare fastidiosi e, in alcuni casi, seri problemi di salute.

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