Cronache

La decima missione della Mare Jonio. Obiettivo? Scaricare in Italia altri migranti

Dopo le passerelle dei vescovi e del sindaco di Trapani, la nave Mare Jonio ha ripreso il largo per raggiungere le altre imbarcazioni ong in zona Sar libica

La decima missione della Mare Jonio. Obiettivo? Scaricare in Italia altri migranti

Nuova missione per la Mare Jonio, che alle 16.06 del 15 gennaio è salpata dal porto di Trapani alla volta del Mediterraneo centrale. Una delle poche navi delle ong battente bandiera italiana ha iniziato la sua decima operazione ed è pronta a raggiungere le altre imbarcazioni che già operano in quello specchio di mare, tra le acque internazionali e la zona Sar libica.

Nei giorni scorsi a bordo della Mare Jonio aveva fatto una passerella ideologica il vescovo di Trapani, che ha invitato l'equipaggio ad andare avanti nel suo operato: "Vi accompagniamo nelle vostre spine, le critiche e le calunnie". A bordo dell'imbarcazione, come riferisce l'Ansa, c'è anche il consigliere regionale lombardo di Più Europa/Radicali Michele Usuelli. È stato imbarcato come medico di bordo ed è alla sua seconda esperienza.

La nave riparte dopo l'inchiesta della procura di Ragusa su un presunto accordo economico tra la ong che finanzia le operazioni della Mare Jonio e la multinazionale danese Maersk. La nave di salvataggio, infatti, portò a bordo un gruppo di migranti tratti in salvo dalla Maersk Etienne. La petroliera si trovava ferma da un diverse settimane in attesa di ricevere un porto di attracco.

La corte di Cassazione aveva confermato la richiesta di sequestro dell'imbarcazione della ong effettuata dalla procura di Ragusa, respingendo i ricorsi degli indagati. Tra le accuse mosse dalla procura c'erano favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e violazione alle norme del Codice della navigazione. I giudici della corte di Cassazione avevano responto i ricorsi in "ragione dell'assenza di uno stato di pericolo attuale e imminente per la vita e la sicurezza dei migranti, in quanto già accolti a bordo della petroliera Maersk, quindi sottratti al rischio di perire in mare ". A tal proposito, quindi, gli ermellini hanno sottolineato nella loro sentenza che il dovere di soccorso in mare "oltre ad essere obbligatorio, può essere riconosciuto soltanto a fronte della gratuità dell'azione di salvataggio".

Negli ultimi giorni il rimorchiatore trasformato in imbarcazione di salvataggio ha ottenuto il via libera dalla Capitaneria di porto.

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