Cronache

Ora Bossetti scrive un libro: "Non ho ucciso io la piccola Yara"

L'uomo, condannato all'ergastolo per l'omicidio di Yara Gambirasio, ha chiesto a "chi di dovere" di conservare le prove, ha in seguito dichiarato: "Non voglio fare la fine di Olindo e Rosa"

Ora Bossetti scrive un libro: "Non ho ucciso io la piccola Yara"

Massimo Bossetti, il muratore di Mapello condannato all'ergastolo per l'omicidio di Yara Gambirasio, sta scrivendo un libro sulla lunga vicenda giudiziaria che lo ha visto coinvolto. Come si legge da TgCom24.it, l'uomo avrebbe iniziato l'opera partendo proprio dal giorno del suo arresto, avvenuto in data 14 giugno 2014, per poi proseguire fino alla sentenza in Cassazione che lo ha ufficialmente confermato come assassino della giovane ginnasta. Bossetti ha sottolineato: "Lo ripeto e lo ribadirò finché ne avrò le forze, non sono io la persona che ha ucciso la piccola Yara".

Massimo Bossetti ha annunciato l'inizio di quello che definisce il suo "memoriale" all'interno di una lettera indirizzata a Marco Oliva, conduttore del programma Iceberg in onda su Telelombardia. Nella missiva, l'ex muratore si presenta come "Massimo Bossetti, prigioniero di Stato".

L'uomo ha spiegato come non abbia idea di cosa possa essere successo a Yara Gambirasio la sera della sua sparizione e conseguente morte. Bossetti ha poi lanciato un appello "a chi di dovere, a chi custodisce i reperti del mio caso: chiedo che venga garantita la massima custodia e conservazione, che non vengano distrutti come accaduto in altri casi, affinché un domani la mia difesa possa fare un'ulteriore accurata indagine. Il timore che possano andare irrimediabilmente distrutti è alto, basti vedere quanto è avvenuto nel caso di Rosa e Olindo... Non per niente come me sono stati allegramente condannati all'ergastolo due sprovveduti, i coniugi di Erba".

Claudio Salvagni, legale di Bossetti, ha riferito al Quotidiano Nazionale di come il suo assistito abbia iniziato a scrivere il libro nel 2018 su fogli di carta protocollo, prevalentemente in stampatello. L'avvocato Salvagni ha poi precisato: "L'idea è quella di un libro a quattro mani, alternandoci un capitolo io e uno Massimo.

In quello che ha scritto finora Massimo ha messo non solo i fatti, ma anche i suoi sentimenti, le sue emozioni, le speranze deluse, la rabbia che prova, da innocente".

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