"Con questa riforma torniamo a prima del 1975, a una Rai che dipende dall'esecutivo. La fonte di legittimazione del Cda è la commissione di Vigilanza, ma soprattutto l'amministratore delegato con pieni poteri è Palazzo Chigi". Enrico Mentana, in una intervista a Il Fatto quotidiano, massacra la riforma: "Non si può dire fuori i partiti da viale Mazzini e poi approvare una legge del genere".
Il problema, spiega il direttore del TgLa7, non è tanto Matteo Renzi - "lui è un premier pro tempore" - quanto il fatto che la riforma "schiaccia ancora di più l'emittente pubblica sotto il peso del potere politico, legandola al governo. E la dipendenza è rafforzata anche dal canoneche verrà rastrellato inserendolo in bolletta. Una misura che crea una chiara distorsione nel mercato".
Se è vero infatti che il canone in bolletta è un ottimo rimedio contro l'evasione dall'altra parte frutterà a Viale Mazzini 420 milioni in più. E questo, si chiede Mentana, "che effetti avrà sulla concorrenza con le aziende private? Per di più, in una fase in cui c'è un incredibile calo degli introiti pubblicitari, per tutti". Insomma, la Rai "avrà una forza enorme", rischia di affondare Mediaset e La7 e l'unico modo per arginarla è "fissare un tetto".
Un'altra questione è la lottizzazione: "Il crinale è stato superato la scorsa estate, con la nomina del Cda" conclude Mentana: "In quell'occasione tutti i partiti hanno accettato una logica lottizzatoria. Anche i Cinque Stelle. E fu l'antipasto di quello che è accaduto oggi.
Se tutti assieme hanno varato il Parlamento della Rai, è logico che l'esecutivo decida per una Rai legata all'esecutivo". Infine Mentana, durante la diretta del suo Tg su La7, proprio commentando la notizia del canone Rai ha affermato: "Questa è concorrenza sleale con le altre tv".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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