I grillini vivono su Marte. Peggio dei mitologici fascisti inventati da Corrado Guzzanti. Abitano una realtà parallela che non ha nulla a che vedere con il mondo reale.
Facciamo qualche esempio. Pochi giorni fa è fallita Mercatone Uno e sono stati licenziati 1.800 dipendenti. Ieri arriva il caso «Mercatone Due». Cioè il caso Whirlpool, che ha deciso di chiudere lo stabilimento di Napoli e lasciare a casa 430 persone. In meno di una settimana sono finiti in strada più di 2.200 lavoratori con le rispettive famiglie. In un Paese normale il ministro di competenza, cioè quello del Lavoro e dello Sviluppo economico, si starebbe strappando i capelli e magari starebbe pensando anche di rassegnare le dimissioni. Ma in Italia il ministro in questione è Luigi Di Maio. E lui è troppo impegnato a giocare al televoto con Casaleggio e soci per accorgersi delle macerie che ha attorno.
Un ministro così presente a se stesso che l'altro ieri sera ha avuto modo di festeggiare su Facebook il suo «trionfo». «Il record mondiale» dei 56mila votanti su Rousseau. Ullallà. Una priorità per il Paese. Ma Giggino festeggia, nonostante abbia perso sei milioni di voti in un anno e l'economia vada a rotoli. Festeggia ma ci tiene a farci sapere che non si monta «la testa, perché questo è il momento dell'umiltà». No, caro ministro, forse è il momento della disperazione. Perché i numeri che contano non sono quelli del referendum farsa sulla sua persona, ma quelli dell'economia reale. E lì c'è da sbizzarrirsi con i record. Purtroppo sono quasi tutti in negativo. Oltre ai sopraccitati 2.200 licenziamenti in 5 giorni (temiamo che anche questo sia un piccolo record), l'Italia è diventata l'ultimo Paese di tutta Europa per crescita del Pil (0,1%), la disoccupazione è al 10,9% contro una media Ue del 6,5%, gli investimenti sono a -0,3% contro il +2,1% dell'Unione. Ma Di Maio festeggia per i 56mila votanti di Rousseau che, per inciso, sono circa lo 0,12% dell'intero corpo elettorale italiano.
Il problema è che le aziende non decidono con un referendum online se chiudere o no, lo decidono in base ai bilanci, alla fiscalità e alla solidità dell'economia e all'affidabilità del governo. Cose delle quali dovrebbe occuparsi anche Di Maio per evitare che altre imrpese chiudano i cancelli.Si dice che non c'è due senza tre. Speriamo che non sia così anche per i casi Mercatone.
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