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"Messaggio all'esecutivo: il Paese chiede sviluppo"

Il presidente di Ancma, Andrea Dell'Orto: "Il tema è nazionale, la Tav è strategica per l'Italia"

"Messaggio all'esecutivo: il Paese chiede sviluppo"

Ingegner Dell'Orto, che effetto le ha fatto vedere 40mila cittadini in piazza a Torino per dire sì alla Tav?

«Mi ha fatto capire che è partito un messaggio forte che riguarda tutto il Paese».

Andrea Dell'Orto, presidente di Ancma, la Confindustria del motociclo, è prima ancora un grande imprenditore della Brianza e del Nord Italia. Vicepresidente esecutivo della Dell'Orto spa, la sua famiglia è alla terza generazione di un marchio conosciuto in tutto il mondo per carburatori e iniettori di auto e moto. Produce e vende made in Italy ovunque.

Di che messaggio si tratta?

«Un messaggio trasversale, che parla di sviluppo, lavoro e voglia di integrazione in Europa. La manifestazione l'ho letta così. E non è un tema solo politico. Da Torino gli italiani hanno detto, senza alcuna pregiudiziale, che per lo sviluppo economico e per promuovere il lavoro servono queste grandi opere, come l'alta velocità».

La Tav è un problema dei suoi colleghi del Nord-Ovest, già da tempo indeboliti rispetto ai flussi e alla vivacità del Nord-Est, o lo è per tutto il Paese?

«Io credo che, al di là delle situazioni sociali ed economiche delle Regioni, magari amministrate da maggioranze politiche differenti, non esista un tema per il Piemonte. La Tav è strategica per tutto il territorio nazionale. Anzi lo è per l'intera Europa. Che infatti ha scelto quel tracciato, che passa dall'Italia, come corridoio per unire l'Est all'Ovest del continente. Anche perché queste vie di trasporto sono storicamente le strade dello sviluppo economico».

I No Tav sostengono che l'essere inseriti in un flusso internazionale di merci e di persone non sia una condizione necessaria per lo sviluppo. Qual è la sua testimonianza di imprenditore manifatturiero in questo senso?

«Per tutte le aziende come la mia, che non lavorano su commessa singola, ma su ordini continuativi, e che ogni giorno hanno consegne importanti da fare, i costi del trasporto diventano determinanti. Quando si fanno tanti volumi i costi logistici si possono gestire e ridurre solo ottimizzando i trasporti su gomma e su rotaia. Quindi o sei competitivo o perdi commesse e clienti».

A favore dei concorrenti esteri.

«Certo. Noi ce la vediamo quotidianamente con la Germania in primis, ma anche con la Francia (tra l'altro interessata direttamente dalla Tav Torino-Lione) e altri Paesi europei. E chi ha infrastrutture migliori, come la stessa Germania per esempio, alla lunga diventa molto più competitiva sui costi logistici».

A Milano è appena finita Eicma, fiera di ciclo e motociclo. C'è un parallelo tra questo tipo di eccellenza italiana e il sì alla Tav?

«Eicma è la prima manifestazione al mondo di questo settore. E non è solo una fiera delle due ruote, ma un modo di raccontare lo sviluppo, il lavoro e la voglia di integrarsi nel mercato globale: un ecosistema positivo per chi vuole fare impresa. Esattamente lo stesso messaggio dei Sì Tav».

Con questo governo c'è un problema di rappresentanza degli imprenditori?

«Si è perso un po' il dialogo. La cabina di regia sperimentata con l'industria 4.0 è il modello ideale, dove imprese, politica, istituzioni ollaborano insieme. Ecco, ora si è perso questo metodo. La rappresentanza attiva è fatta bene se c'è concertazione».

La marcia dei 40mila del 1980, a cui molti hanno pensato sabato, era nata in fabbrica. Oggi, invece, cosa si dice nelle sue fabbriche? Che rapporto c'è tra imprenditore e lavoratori sui temi della crescita?

«Oggi nelle fabbriche c'è molto dialogo tra datore di lavoro e dipendenti. Lo testimoniano i tanti accordi che si fanno di continuo.

Da parte dei lavoratori c'è un clima aperto alla condivisione di tanti temi come quelli usciti dalla manifestazione di sabato, nell'interesse comune della crescita dell'azienda».

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