Cronache

Messina, il sindaco chiude la sede dell'ex Provincia, si barrica al suo interno e inizia lo sciopero della fame

Il primo cittadino ha deciso di iniziare la protesta nell’attesa di evoluzioni che diano concrete risposte al problema del rischio dissesto per le ex Province siciliane

Messina, il sindaco chiude la sede dell'ex Provincia, si barrica al suo interno e inizia lo sciopero della fame

Un segnale di protesta forte e chiaro, quello di Cateno De Luca, sindaco metropolitano di Messina. Ha chiuso Palazzo dei Leoni, sede della ex Provincia, e si è barricato al suo interno iniziando lo sciopero della fame a oltranza. La decisione, che arriva dopo una serie di proteste, è determinata "dall'insufficienza dei fondi destinati alle ex Province siciliane". Non basterebbero "a salvare i nove enti di area vasta dell'isola" dal dissesto, come sottolinea lo stesso De Luca. Ciò emerge, spiega il primo cittadino, "dalla discussione, in atto in queste ore in Commissione Bilancio della Camera, dove è stata prevista la somma di 140 milioni di euro da prelevare dal fondo sviluppo e coesione di cui solo cento sono per le ex province siciliane e 40 non si sa che destinazione avranno". Ma per evitare il dissesto finanziario delle ex Province siciliane sarebbero necessari 350 milioni di euro, più del doppio.

"Lanciare un monito forte al parlamento siciliano e nazionale perchè dichiarato il dissesto salteranno, per quanto riguarda Messina, quasi 400 milioni di investimenti e non sarà possibile salvare i precari e i servizi salteranno", avverte De Luca, barricato a Palazzo dei Leoni. Il presidente della giunta comunale ha spiegato che l'accordo firmato il 15 maggio scorso tra il governo regionale e quello nazionale "è oggi recepito nell'emendamento del decreto Crescita", ma non si hanno ancora notizie in merito.
"Non possiamo accettare la decretazione istituzionale del fallimento delle ex province siciliane e spero che in queste ore qualcuno si ravveda e modifichi questo testo", ha dichiarato ancora De Luca. Inoltre il sindaco di Messina si rivolge all'assessore all'Economia, Gaetano Armao, e al presidente della Regione, Nello Musumeci. Chiede le dimissioni di Armao e a Musumeci "chiedo di mettere all'ordine del giorno il testo che è stato già presentato per quanto riguarda l'individuazione delle risorse necessarie per salvare il sistema delle ex province siciliane".

La paralisi amministrativa, che costringe l'ente ad operare in regime di gestione provvisoria, "impedisce l'attivazione delle procedure di appalto e di esecuzione degli interventi da programmare, o già definiti, nell'ambito del Masterplan e di altri programmi a valenza regionale e nazionale", come hanno sottolineato i responsabili dei settori tecnico e finanziario, Francesco Roccaforte e Massimo Ranieri. Si rischia di perdere, quindi, o di veder bloccati, investimenti pari a circa 44milioni e 500mila euro (nell'immediato) e a medio termine pari a circa 132milioni di euro nel settore delle strade provinciali e dell'edilizia scolastica. In queste condizioni le attività in corso nei settori dell'edilizia scolastica e della viabilità, e quelle portate avanti durante il 2018, con la redazione di oltre 60 progetti cantierabili e con lo svolgimento di circa 50 procedure di gara d'appalto, risultano praticamente vanificate.

De Luca ha concluso che da lunedì 10 giugno, "se non dovessero giungere notizie positive", procederà alla chiusura di Palazzo dei Leoni: "Ci sentiamo presi in giro e sono mortificato per cui questo atto rappresenta l'ultimo monito; ho già firmato la nota che sarà inviata ai Revisori dei Conti che dovranno redigere la relazione per l'avvio della procedura di dissesto perchè nè io nè i dirigenti possiamo continuare a subire questa situazione".

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