Cronache

"In divisa soltanto i dittatori": Michela Murgia choc contro Figliuolo

Murgia all'attacco del generale Figliuolo: "Gli unici uomini che ho visto in divisa davanti alle telecamere che non fossero poliziotti che stavano dichiarando un arresto importante sono i dittatori negli altri Paesi"

"In divisa soltanto i dittatori": Michela Murgia choc contro Figliuolo

Se fosse per Michela Murgia, probabilmente il nostro esercito o non esisterebbe nemmeno oppure i nostri soldati e generali sarebbero costretti ad indossare vestiti arcobaleno e genderfluid. Le divise? Simbolo del patriarcato e del machismo più retrogrado, non adatto ai nuovi dogmi del progressismo liberal. L'ultima "sparata" della scrittrice simbolo sinistra snob e politicamente corretta è andata in scena ieri sera, a DiMartedì, il programma condotto da Giovanni Floris su La7. Tema della puntata la campagna vaccinale e la figura del generale di corpo d'armata Francesco Paolo Figliuolo, nominato dal premier Mario Draghi commissario per l'emergenza Covid-19 al posto di Domenico Arcuri. Un curriculum che parla da solo: nato a Potenza nel 1961, frequenta l'Accademia militare e diventa ufficiale di artiglieria da montagna. Svolge le primissime esperienze di comando presso il gruppo artiglieria “Aosta” di Saluzzo (Cn), per divenirne comandante, nella sede di Fossano (Cn), negli anni 1999-2000, periodo in cui conduce l’unità in missione in Kosovo. Successivamente diventa comandante del Primo reggimento di artiglieria da montagna di Fossano negli anni 2004-2005, mentre dal settembre 2009 all’ottobre 2010 ricopre l’incarico di vice comandante della brigata alpina “Taurinense” per assumerne poi il comando sino all’ottobre del 2011.

Murgia da Floris: "Figliuolo? Mi spaventano gli uomini in divisa"

Un bagaglio d'esperienza che però non sembra minimamente interessare a Michela Murgia. E forse nemmeno a Giovanni Floris, che chiede alla scrittrice di commentare alcune frasi pronunciate da Figliuolo in queste ultime settimane: "Daremo fuoco a tutte le polveri"; "Nuovo fiato alle trombe"; "Svolta o perderemo tutto"; "Chiuderemo la partita". A questo punto il conduttore chiede alla Murgia: "A questo linguaggio corrisponde un'efficacia della campagna vaccinale dal suo punto di vista?". La risposta è a dir poco imbarazzante: "Probabilmente da un uomo che viene da un contesto militare non ci si può che aspettare un linguaggio di guerra" risponde Murgia. "Mi domando se questo linguaggio sia quello giusto da utilizzare con chi non è militare, ovvero tutto il resto del Paese. A me personalmente spaventa avere un commissario che gira con la divisa, non ho mai subito il fascino della divisa".

Quando il conduttore le fa notare, però, che forse come commissario può essere capace, Michela Murgia replica così, rincarando la dose: "Gli unici uomini che ho visto in divisa davanti alle telecamere che non fossero poliziotti che stavano dichiarando un arresto importante sono i dittatori negli altri Paesi. Quando vedo un uomo in divisa mi spavento sempre, non mi sento più al sicuro. Non sono sicura che la categoria bellica sia una categoria con cui si può responsabilizzare un Paese: ci spaventa di più".

Insomma, alla scrittrice non importa nulla se il generale Figliuolo sta facendo meglio del suo predecessore e si sta adoperando per portare avanti una campagna vaccinale partita a rilento e con gravi ritardi, soprattutto per colpa del governo precedente: no, l'unica cosa che sembra interessare la scrittrice - così come in tutta la cancel culture progressista - è criticare la divisa - vecchia fissa della sinistra terzomondista - senza tenere conto delle capacità del generale e con scarso rispetto verso tutto il nostro corpo d'armata.

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