Coronavirus

Migranti in fuga, spunta una falla: "La struttura non era idonea"

Irreperibili 21 tunisini. Non hanno fatto il tampone. Quel centro di accoglienza sperduto: perché sono stati inviati lì?

Migranti in fuga, spunta una falla: "La struttura non era idonea"

Sono ancora lì fuori, chissà dove. Le forze dell’ordine danno la caccia a 21 dei 23 migranti scappati sabato scorso dal centro di accoglienza di Gualdo Cattaneo, in Umbria, ma le ricerche per ora non hanno dato esito positivo. Potrebbero essere ovunque e le indagini ormai non riguardano solo l’Umbria ma tutta Italia. Li riprenderanno? Difficile dirlo. Quel che è certo è che non sarebbero mai dovuti fuggire: per 14 giorni avrebbero dovuto passare la quarantena fiduciaria per scongiurare il possibile contagio da coronavirus, ma qualcosa è andato storto. E così si sollevano domande, interrogativi, dubbi. Uno su tutti: perché spedire un gruppo di tunisini in una zona periferica di un piccolo paese sperduto sulle colline umbre, per di più senza rigidi controlli?

"La comunicazione sui migranti mi è arrivata alle 9.53 di giovedì mattina - spiega al Giornale.it il sindaco Enrico Valentini - Solo quattro ore prima dell’arrivo degli ospiti da Agrigento”. La prefettura perugina ha inviato la mail la sera prima, ma il sindaco l'ha potuta leggere solo l'indomani. E comunque si trattava di una “copia conoscenza”, senza alcun coinvolgimento di chi è stato eletto dai cittadini per amministrare la città. “Ho fatto solo da passacarte”, sospira infuriato Valentini, che però non ha potuto dire di no. Ingoiato il rospo, il (breve) soggiorno sembrava scorrere tranquillamente. Finché dopo neppure 48 ore i responsabili dell’Arci solidarietà “Ora d’Aria” si sono trovati a cena solo due ospiti su 25. Ed è scoppiato un pandemonio.

Una fonte molto qualificata, sentita dal Giornale.it, fa notare alcuni dettagli di non poca importanza. “Forse è il caso di fare una passeggiata sul posto”, dice sorridendo. L'ex agriturismo Il Rotolone, acquistato all’asta dall’Arci nel 2018, è completamente isolato in un’area piuttosto periferica di Gualdo Cattaneo, che già di suo è situata a 446 metri sul livello del mare tra le campagne umbre. Difficile controllare lì 14 migranti in quarantena. Ancor di più se la sorveglianza disposta è sì “particolare”, ma senza un presidio fisso di fronte al cancello. Mentre in altri centri d’Italia (si pensi a Villa Sikania ad Agrigento) gli stranieri appena sbarcati e a rischio contagio sono controllati a vista d’occhio dalla polizia, a Gualdo non c’erano mezzi stabili a badare alla struttura. L’attività di controllo era affidata a tutte le forze di polizia del circondario che avevano il compito di fare delle verifiche a campione nell’arco della giornata. Niente di più. I migranti devono aver sfruttato uno dei momenti di libertà per darsela a gambe.

La colpa non è certo degli agenti. Anche una camionetta fissa, infatti, probabilmente non sarebbe bastata. Basta guardare su Google Maps per chiedersi: perché il ministero e la prefettura li hanno spediti proprio lì? Secondo la nostra fonte, l'agriturismo era una struttura “non controllabile” dunque “non idonea”. Troppe vie di fuga. Il casale ha un cancello, ma il resto del perimetro è facilmente scavalcabile. E una volta usciti, immergersi nella natura risulta un gioco da ragazzi. Provare a controllare tutta l’area sarebbe stato come chiudere una piazza dalle mille uscite: sono necessari troppi uomini e mezzi. Molto meglio trovare una struttura diversa, con meno buchi. Ma ormai i giochi sono fatti.

Inoltre sono molti altri gli aspetti ancora da chiarire. Gli investigatori ipotizzano, come rivelato dal Giornale.it, che i tunisini possano essere stati caricati su mezzi privati per scappare più rapidamente. Un residente giura di averne visti alcuni salire su un furgoncino. C’è chi parla di un possibile coinvolgimento della folta comunità tunisina umbra (soprattutto della parte dedita allo spaccio e al crimine), ma per ora chi indaga non ha prove certe. Di sicuro in struttura i 25 migranti non erano soli. Per il sindaco “sulla quarantena doveva vigilare” l’Arci solidarietà Ora d’Aria, la onlus che gestisce diversi centri di accoglienza in Umbria grazie a bandi milionari. Circostanza confermata anche da una fonte nelle forze dell’ordine. La domanda che avremmo voluto porre loro è: cosa è andato storto? Hanno il nostro numero.

Ma non ci hanno ancora richiamato.

Commenti