Coronavirus

Milano e Napoli i due fascicoli sul tavolo del governo

Dopo settimane a fare catenaccio davanti al pressing dei ministri del Pd che chiedevano misure più stringenti, sembra che nelle ultime ore anche Giuseppe Conte si vada convincendo della necessità di un deciso cambio di passo.

Milano e Napoli i due fascicoli sul tavolo del governo

Dopo settimane a fare catenaccio davanti al pressing dei ministri del Pd che chiedevano misure più stringenti, sembra che nelle ultime ore anche Giuseppe Conte si vada convincendo della necessità di un deciso cambio di passo. Al punto che nelle riunioni di ieri a Palazzo Chigi si è presa in seria considerazione la possibilità di mettere in campo dei lockdown territoriali nelle zone dove l'indice Rt (il tasso di contagiosità) è ormai schizzato oltre i 2 punti. Restrizioni, dunque, da valutare caso per caso, perché - spiega Silvio Brusaferro, presidente dell'Istituto superiore di sanità - l'Rt di una regione «è frutto di una media tra le varie aree» e all'interno di una stessa regione «ci sono aree o province particolarmente colpite e altre meno». È per questa ragione che a Palazzo Chigi hanno attenzionato alcune situazioni considerate «critiche», ipotizzando per le prossime ore interventi mirati per alcune città: Milano e Napoli su tutte, ma sono sotto sorveglianza anche altre situazioni limite, come per esempio Varese e Caserta. Già entro il weekend, insomma, non è escluso che in queste città arrivino restrizioni ad hoc.

Sul tipo di misure, in verità, ancora si ragiona. E non è chiaro se sul tavolo ci sia l'ipotesi di un lockdown simile a quello dello scorso marzo oppure una stretta sì decisa ma non così generalizzata (un'ipotesi è la chiusura di scuole e negozi, evitando magari il divieto di uscire di casa a meno di non avere un giustificato motivo). Quel che appare certo, però, è che - a differenza della scorsa primavera - un intervento a macchia di leopardo da tarare a seconda delle singole situazioni territoriali è oggi considerato quasi scontato. Ovviamente di concerto con gli amministratori locali, a partire dai presidenti di Regione. E su questo fronte si guarda soprattutto a Lombardia e Campania, le due considerate nella situazione più critica.

Il governo, però, ragiona anche su scala nazionale. E pur mettendo le mani avanti in attesa di verificare i primi effetti dell'ultimo Dpcm, sono tutti consapevoli - a partire dal premier - che la curva dei contagi continuerà a salire e che il record di ieri (31.094 nuovi casi) sarà presto superato. Non è un caso che i ministri dem non nascondano - nelle loro conversazioni private - il timore che l'esecutivo sia «già pesantemente in ritardo». Conte, però, continua con gli stop and go, pur sapendo che - probabilmente entro tre giorni - il governo sarà costretto a varare un altro Dpcm per cercare di uniformare in senso restrittivo le diverse misure prese a livello nazionale e territoriale. Con una grande incognita: vietare o no i movimenti tra regioni. Sul tema, infatti, ci sono sensibilità diverse all'interno della maggioranza e ancora non si è deciso che direzione prendere.

Intanto, per non farsi mancare nulla, nel vertice di maggioranza di ieri, la ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina ha chiesto al premier di impugnare le decisioni di Campania e Puglia che hanno deciso di chiudere le scuole. Con poca fortuna, almeno così sembra dai rumors che raccontano di una reazione piuttosto infastidita sia di Conte che dei ministri dem. Anche il titolare della Salute, Roberto Speranza, non condivide quella che viene considerata una «eccessiva rigidità» da parte della Azzolina e avrebbe invece preferito una valutazione della situazione scolastica da verificare caso per caso. Anche in questo caso, come per i lockdown cittadini, ragionando in base all'indice Rt. Un braccio di ferro che, almeno a ieri sera, sembrava aver portato all'ennesima situazione di stallo.

Una condizione che per questo governo - su decine di dossier - rischia ormai di diventare cronica.

Commenti