Cronache

Milano, uomo travolto per una gara dopo la discoteca: ecco lo schianto mortale

Una gara tra autovetture, a Milano, è finita in tragedia quando una Bmv si è schiantata contro una Panda. Ecco la condanna dei giudici e le motivazioni

Milano, uomo travolto per una gara dopo la discoteca: ecco lo schianto mortale

Una gara iniziata per "gioco", ma finita in un tragico incidente. Era il novembre del 2013 quando un uomo di quarantasei anni che era a bordo di una Fiat Panda, morì in Via Galvani, a Milano, a causa di un impatto con una Bmw che lo ha trascintato per metri. Erano le 3.42 di notte. La scena si presentava così agli occhi dei soccorittori: quattro macchine distrutte, accartocciate e deformate a causa di quello che è sembrato essere, sin da subito, un impatto rocambolesco. Ma causato da quale tipo di dinamica?

A distanza di cinque anni, due uomini sono stati condannati a tre anni di reclusione. "Questo non è stato un incidente normale, qua hanno fatto una balordata, quei due stavano gareggiando, roba da pazzi squilibrati", disse, secondo quanto si apprende su Il Corriere della Sera, uno degli investigatori della Polizia locale. E in effetti, la sentenza emessa a febbraio scorso dai giudici ha confermato le sensazioni di quel poliziotto: "Usciti dalla discoteca — si legge nelle motivazioni dei magistrati — i due guidatori avevano instaurato, seppur in modo estemporaneo, una competizione di guida, eccitati l’uno dalle condotte dell’altro".

Le due autovetture avrebbero provato a tagliarsi la strada nell'incrocio tra via Melchiorre Gioia e via Calvani. Una delle due auto, una Volkswagen Passat, è finita fuori strada irrompendo contro una edicola della zona e contro alcune delle macchine parcheggiate. L'altra, la Bmv, è finita addosso alla Panda che stava procedendo verso l'incrocio. Nell'utiltaria, oltre al citato quaranteseienne, c'era anche una ragazza di diciannove anni, che è tuttavia riuscita a scampare al destino inflitto invece all'uomo che le siedeva accanto nonostante fosse in fin di vita.

"Tutti gli elementi - ha specificato la sentenza di primo grado - inducono a ritenere che il comportamento degli imputati fosse mosso da uno spirito di competizione innescato da una gara che, seppur iniziata per gioco, si era comunque protratta per tutta la durata del tragitto".

Esisterebbero, però, delle attenuanti: la gara non sarebbe stata pianificata dai due in modo preterintenzionale e le famiglie delle vittime sarebbero state già risarcite.

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